domenica 10 maggio 2009

Canto.

Molte parole, pronunciate o solo pensate e tenute al sicuro. Contraddizioni, domande, dubbi, frasi che si affastellano e sembrano alcune pesare come dogmi, altre suonare come slogan. Cerco le azioni e analizzo solo i fatti per dare un senso alle parole da tener di conto e far cadere il superfluo e la struttura inutile e marcia. Non etichettare nulla resta l'ultima frase valida dopo la scrematura. Mi spaventa il loop, tutto ciò che si ripete, la negazione della fantasia, vicolo cieco e senza fiato che non concede svolte. Guardo, osservo, se posso rubo e bevo il possibile, in un'arsura che duole. Registro, fotografo, archivio. Il canto delle rane, i fiori che si donano, le dorature che scintillano. Lascio indietro parole, non scrivo, non fermo e perdo le immagini. Ugo che raglia pieno di voglia di giocare e scuote la testa dalle orecchie mozzate e si allunga fin quasi ad acchiapparmi con un morso, i bei barattoli allegri e ordinati di olio di semi vari e la tela meravigliosamente viva contro lo sfondo della finestra spalancata al traffico, il disegno elegante e incomprensibile degli ideogrammi giapponesi su una pagina di google, gli schemi della biomeccanica in 4 esempi pratici applicati ad una frase alla cazzo, una bottiglia di birra da cui fare un candeliere panciutello, pagine a piccole dosi e lunghi silenzi. Non mi concentro, mi limito all'azione del captare, faccio scorta ma niente pare legarsi al resto e perdo la meta, smarrisco l'obiettivo o forse non ho i mezzi, mi assalgono tristissimi dubbi e mi distraggo in ricordi improduttivi. Pasticcio in lentezza. Ho perso le cere e le patine in qualche scatola che non riconosco più, molti colori si sono seccati, non trovo ancora il fegato di zolfo, devo comprare il paraloid, l'avorio è stato sostituito, Gregorio ancora giace, le pareti sono tuttora vuote. Non mi pare di muovermi, troppo si arena nella lentezza e nell'attesa. Assisto, pedalo indefessa, canto il maggio. Cerco, a volte nemmeno saprei dire che cosa. Sembra così scontato. A parole è facile, giorno per giorno è impegnativo.

1 commento:

  1. "A parole è facile, giorno per giorno è impegnativo."

    Il quotidiano è lento e ostinato come il lavoro dell'artigiano. Ma alla fine compare la realizzazione, che prima non si vedeva.

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