giovedì 28 maggio 2009

Anche no, grazie.


E' molto strano. Faccio cose, vedo gente, mi busco i malanni sfidando le trombe d'aria. Osservo e penso. Cerco la risposta al diverso da me, a quello che mi suona lontano, curioso e medito. Gli altri. Io e gli altri. Diversi a volte. Verrebbe da dirmi: ma sono io o sono loro? Probabilmente mi manca un qualcosa che allarghi la mia curiosità fino a un "tutto campo". Sono limitata. Mi rendo conto che per quanto curiosa non mi attira un film con scene di cannibalismo esplicito, o sesso estremo, o infibulazioni, torture e chi lo sa che altro. Non apro le mail che preannunciano scioccanti foto reali di vittime e malformazioni. Leggo, a volte, ma non mi importa di vedere, mi è già abbastanza immaginare e capire. Nelle parole "volto sfigurato" trovo già tutto l'orrore della cosa, perché le parole creano un'immagine dentro di me di sofferenza e dramma, quella tragedia già la immagino e la provo, più forte di così non si può, perché dovrei vedere una foto che sulla prima mi impressiona e poi ci faccio l'abitudine? Eppure certe mail, certi film, certi cartelloni pubblicitari hanno un seguito di estimatori. Perché devo ricevere violenza gratuita invece di una cosa che mi desti meraviglia? Forse per pigrizia, ma forse molto per una diseducazione al sentire, o al vedere, molte persone stanno al mondo leggendolo per schemi. Non ascoltano, non guardano. Colgono solo quello che è facilmente leggibile. Tutto è facilitato dai codici visivi. La violenza è vedere uno che picchia un altro, la sessualità una scopata selvaggia, gli affetti la famigliola che fa colazione nel mulino bianco. Esiste un linguaggio codice che si riduce al massimo, senza sfumature, senza profondità, che semplifica e impoverisce tutto. Ma a forza di immagini unidimensionali, atte soltanto alla consolazione o allo shock si impoverisce presto la gamma del possibile. Si cerca allora qualcosa che impressioni di più, si cerca di accattivare provocando stupore, disgusto, terrore. Si amplifica la reazione senza amplificare il messaggio. E la capacità di percezione viene pian piano distorta. Assuefazione allo schifo. Bersi quintalate di immagini velenose che ti saturano e ti portano a sputare malessere, che non sai nemmeno da dove o da cosa proviene. Tutto facile e veloce. Uno schiaffo invece di una chiacchierata. La chiacchierata esige fantasia, deve carpire l'attenzione, è faticosa rispetto a un ceffone, violento e senza sfumatura alcuna. E allora scegliere tra il farsi bombardare di immagini da morgue e il prestare più attenzione. E non alimentare quel filone, cercare un altro linguaggio, non farsi picchiare più, che io non vorrei picchiare a mia volta. Non dare per scontata la semplicità, cercare la bellezza, privilegiare l'eleganza. Credo sia questo che mi fa preferire un vasaio di Saramago o l'intagliatore di Herzog a una pubblicità di Toscani. Cerco altro, io non mi annoio.

2 commenti:

  1. Così come non si ha più il tempo di assaporare ogni giorno un buon piatto preparato con la consapevolezza di mani che per anni hanno perfezionato e ricreato una ricetta, si fagocitano messaggi, slogan, immagini, filmati per assimilarli il più in fretta possibile, li si defecano poco dopo per essere pronti a ingurgitare sempre qualcosa di nuovo.
    Il mondo è così intriso di stimoli da non poter quasi più scegliere, si prende ciò con cui si entra in contatto e lo si fa superficialmente, senza darsi il tempo per approfondire i suoi significati. Tutto è teso a glorificare il proprio ego, rimpinzato di roba nuova, ricolmo di nozioni, ipertrofico di cazzate inutili.
    La consapevolezza è l'osservare un dettaglio e da esso ricreare un mondo.E' mettere al primo posto il tempo per sè, per fermarsi e ascoltare. Viaggiare senza doversi spostare, respirare nuovi odori, udire nuovi suoni, vedere nuovi colori solo perché si è ampliata la nostra capacità di osservazione.
    Non è sapersi accontentare, ma saper godere della semplicità giocando con le infinite possibilità che essa racchiude.

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  2. ma a quali mailing list sei iscritta?

    LeD-fox

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