venerdì 10 agosto 2012

Porte.






A volte cala una fitta nebbia, mi sento persa, in trappola, soffocata. Lentamente, anche se con fatica, a volte come è venuta si dirada e torno a vedere. Altre serve una mano che mi guidi fuori dalla cecità. Dipende se uno cerca una roba propria o fatta con qualcuno. Cerco i miei punti fermi, mi appunto le risposte che ho trovato, placo la razionalità e la vocetta stronza del superío. Senza contare che dopo dieci anni di convento forse un po' suora devo esserla diventata per forza, anche solo per osmosi e certa roba ci vuole esercizio per grattarsela via di dosso. Nel frattempo, comunque, arriva il sospirato tempo libero. E con lui l'ansia di guardarlo passare da sotto l'ombrellone. E invece, dalla sera alla mattina, ecco una meta. A caso. Un compagno di viaggio sconosciuto. Luoghi mai visti. Persone nuove. Sarà tutto imprevisto, faticoso, difficile per me. Un pellegrinaggio in scala ridotta, un viaggio emotivo in piena regola. Che se uno parla di ricerca ha a che fare con lo scoprire il nuovo. Altrimenti tanto valeva continuare a ripetere il vecchio e dedicarsi al ripasso.

3 commenti:

  1. Te suora non ti ci vedo proprio: ti ricordo che sei stata scomunicata dal Santo Uffizio!
    Quando ho letto "porte" mi è preso un colpo: oh che questa mi abbia abbandonato le sedie per dedicarsi ad altro oggetto di arredo? Per fortuna no, era solo una metafora. Quale meglio di una porta.
    Al diavolo il ripasso, avanti con la scoperta del nuovo!

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