lunedì 9 gennaio 2012

Poesie.


Fuad Aziz (foto rubata negli spazi di Chille de la Balanza)

A volte mi sento ferma, mi chiedo se sto continuando a trovare o sono solo una canzoncina in loop, se esaurite quelle due cosette non mi sfuggisse tutto il resto che non afferro. Poi succede che scrivi di cose vecchie e trovi vaffanculi nuovi di pacca. Un po' come non essersi accorti di aver buttato una bomba nel lago, svegliarsi al mattino e trovarsi due quintali di pesce morto galleggiante. Guardi lo sfacelo e non capisci. Poi si muove tutto, si agitano tutti i cubetti, tremano le impalcature, si perdono liquidi e sale a galla un sacco di roba. E se in quella roba vecchia, e tua, e che tu chiami pozza perché sai di cosa parli ci si son viste altre persone e le hai toccate tanto da generare questi terremoti, a parte il sentirti una stronza inconsapevole, finisce che pensi con un po' di onnipotenza che allora hai trovato roba che risuona, che vale e che non è soltanto tua, ma anche di altre persone. E che quei vaffanculo hanno un senso, sta lì il senso, è quello il pezzo nuovo della ricerca, anche.

3 commenti:

  1. è una cosa che si chiama Arte. e l'avevo vista subito.

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  2. E' la vita che ti porta ai vaffanculo, che poi, oh, certe volte ti insegnano bene a vivere, ache se sono terremoti.
    Il resto è storia.
    Un sorriso a te.

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