E' l'ultimo dell'anno, dovunque aria di bilanci, qui nessuna voglia di pensarci o propositi o regali da chiedere. In giro è tutto vuoto, la stazione deserta, i giardini vuoti e mentre cammino mi aleggia intorno soltanto puzzo di bestie. Che il circo ci delizia, come ogni anno. Potrei scorrere il blog a ritroso e fare un elenco dei lost and found 2011. No, troppo fresco, tutto, per riuscire a vedere i found, che per la maggior parte temo che riempirei la colonnina del rosso. Perché non è soltanto farle le realizzazioni, è anche il mantenerle e su questo punto sto in bilico parecchio.
Chiudo gli occhi e penso a un anno andato e l'unica cosa che mi viene in mente è: chi se ne frega dei bilanci, c'è altro, adesso. Alberi. Eh? Alberi. Anzi, no, forse a pensarci la prima cosa è piedi. Piedi e alberi, dunque. Butta a margherite i bilanci, qua ci son piedi e alberi, vedi tu. Il pellegrino tramite Google Earth mi regala il percorso compiuto e a vederselo lì è davvero una gran soddisfazione. Che solo ieri sguillavo nelle lagune e una volta messi i piedi per terra mi trovo a scarpinare in beatitudine. E un filo rosso segna il cammino. Forse potrei riempire la vasca e guardare cosa mi regala l'acqua.
Il primo albero è Nada, dalla cui poesia nacque l'idea di questo blog.
Il secondo albero è quello di una storia che ha raccontato Alice in questo suo post scatenando il dibattito e da tempo medito di approfondire e conoscere, ma poi rimando e questo albero mi resta in mezzo alla strada. Da parte mia, io avrei risolto l'arcano con una bella motosega, come nei commenti ho lasciato detto. Anche questo albero pendente lo lascio qui.
Il terzo albero è quello che stava in un parcheggio e non c'è più, che ha riportato a galla tutti i tanti alberi dell'hortus conclusus strappati dalla terra ancora vivi e sani al conventino. Sì, si può piangere per gli alberi, si può benissimo e anche a distanza di anni.
Il quarto albero è un alberello di natale sintetico e polveroso, riesumato da una soffitta. Un paio di bambini lo hanno riportato allo splendore e anche se non è vivo, ha fatto il suo dovere di albero.
Il quinto albero è il noce che mi ha regalato mallo in quantità e esperimenti da alchimista.
Il sesto albero è il ciliegio. Quello carico di frutti nei pressi di Pistoia, quello su cui si appollaiò un lodolaio o quello su cui si arrampica agile Gattalina rapinosa.
Il settimo albero è un cipresso, su una collina, sotto il balzo o in una poesia, è uguale.
L'ottavo albero è un faggio e l'ho accarezzato con lo sguardo passando nel bosco, l'ho appoggiato nel camino per scaldarmi, mi ha regalato un gran calore e ciccia buona per cena un sacco di volte.
Il nono è un salice, forse quello che da bambini andavamo a toccare per scaramanzia scavalcando un cancello come fosse una meravigliosa avventura, bisbigliando Porta fortuna! o quello nel piazzale di Chille de la Balanza.
Il decimo è un albero assetato, lo chiamano i'Secco e lo hanno adottato perché sta in un parco enorme ma non lo cura nessuno.
L'undicesimo albero è un caco e se ne stava striminzito e solo accanto a una colonia felina. Me lo ricordo ignudo con i suoi frutti all'aria, turgidi e colorati.
Il dodicesimo albero non so cosa sia, ma se ne sta come una fionda nel giardinetto di fronte allo studiolo.
L'ultimo è un albero che ho visto stamattina nel blog del mio amico Ruhevoll che mi ha fatto subito galoppare e fare una sciarpa da quanto filo faceva correre. Subito mi son venute fuori un sacco di cose, fantasie, giochi e mi son messa a pensare agli alberi spariti che a volte diventano ombra e ricordo. Che l'albero sotto al quale frescheggiavi in estate magari poi lo hai tagliato e lo hai messo nella stufa, sotto alla pentola dei fagioli mentre fuori nevica o nel camino sotto a una bella rosticciana per una cena romantica ma quel ricordo ti rimane lo stesso e sempre albero è ed è tutta roba tua. Ho pensato a quanta brace ho lasciato nei camini e i ricordi di quanti fuochi mi porto dietro. Quando invece di un albero si parla di una persona non c'è solo il ricordo a rimanerti dentro, ma l'immagine. E tu vai e fai altro e te la porti a zonzo e l'altro, se non è un albero, farà lo stesso con quello che gli hai lasciato. I ricordi sono personalissimi, l'immagine diventa un po' universale, chi lo sa come, se ne hai una, ci si riconoscono tutti e diventa un po' roba di tutti. E deve essere così. E' come se non appartenesse più a nessuno di preciso. E ci son cose che son ricordi e immagine insieme. Secondo me quando si ha la fortuna di veder bene anche il confine delle due cose, allora è il massimo. E visto che quell'albero mi ha fatto fare questo pensierino e sicuramente è stato lui che si è tirato dietro tutti gli altri, anche se non è mio, ce lo piazzo di diritto!
Tutti questi alberi per me sono ricordi e si mescolano a delle immagini, li accumulo da tempo e fanno un bosco e non c'entrano nulla con l'anno che finisce o con quello che viene, è per un caso che questo elenco sconclusionato se ne stia qui oggi, che i pensieri non hanno un calendario. Però è davvero anche l'ultimo dell'anno e mi piaceva lasciare i miei auguri a chi passa, e quindi.....
tanti alberi a tutti!
L'immagine dell'albero è affascinante. La puoi ricavare anche se l'albero non c'è più, anche se vedi per terra solo una buca e dici: qui c'era un albero.
RispondiEliminaIl piccolo salice che c'è da me era un rametto di un gran bel salice sulla strada di Vallina. Ora quel salice gigantesco lo hanno tagliato, non cè nemmeno una buca come traccia della sua esistenza perchè hanno asfaltato tutto. Ma io li ho fregati perchè da un suo ramoscello ne sta venendo fuori un bell'albero!
:-)
Grazie per questi alberi!
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