giovedì 23 giugno 2011
Cecità.
Ci sono cose che andrebbero percepite con i sensi, tutti e cinque, e poi con un qualcosa in più. Altrimenti, pur funzionando bene tutti i sensi, si resta menomati. Mi viene in mente il mio amico per cui la pelle, fosse quella di una poltrona o quella di una mano amata era comunque pelle e per lui identica, pelle, in entrambi i casi. Si annusano profumi che per il naso son solo chimica ma per quel qualcosa in più poi si trasformano in ricordo, in infanzia, in amori passati. Si assaggiano minestre che rievocano la nonna e giornate dimenticate. E si guardano cose che son soltanto piatta realtà e a tratti quindi discordante con il conosciuto, come possono essere le mucche gialle di Franz Marc o le donne segmentate di Picasso. Ma se quel qualcosa in più non viene a galla tutto resta piatto. E avremo davanti una pietanza più o meno saporita, un disegno brutto, una frase innocua. Anche il saper leggere, richiede un sesto senso. Perché dietro la frasetta più stupida si annida a volte lo sfregio, inutile, puerile, gratuito e bizzoso. Dietro il sorrisino stereotipato si cela il morso dell'annullamento. Assenze codificate in frasi vuote, che generano la cancellazione del rapporto, dell'altro, segnetti che voglion solo dire Eccomi, io sono qui. E poi niente altro, che l'altro tanto non esiste e dunque non c'é niente da dirgli, non interessa conoscere, solo apparire ed esistere, lì, in quel momento. Presenze vuote, buone per marcare un territorio che non esiste, quello della propria identità labile. Che senza una conferma di esistenza, sparisce. Sì certo, basta un po' di menefreghismo e si spunta l'arma criminale. Eppure andrebbe visto quel che non si vede, prima di relegarlo nell'indifferenza. Non bere il veleno perché si sa che è veleno è una cosa, non berlo perché le boccette sono tante e a quella non ci facciamo caso è solo questione di culo.
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infinite proiezioni di te sugli altri e rimbalzi all'indietro carpiati con avvitamento? sempre questa guerra tra te e il mondo per la sopravvivenza del sé?
RispondiEliminaè estate, piedi in alto e bicchiere di sauvignon in mano. e rientro a capo.
la mia l'era meno sfohata...
RispondiElimina@ecu: eh mi devo essere incartata, batto sempre il capo lì, mi sa che sono impaludata in una fossa da cui non riesco ad uscire.
RispondiElimina@Andreij: dovevo prendere la tua direttamente.
lo sai bene che a te non avrei fatto pagare il copyright.
RispondiEliminapoi è così lovely la ranocchia impaludata...
[dove potrebbero stare, altrimenti, le ranocchiette?]