mercoledì 22 giugno 2011
Nebbie.
In questi giorni ho un sacco di progetti ma nei fatti diserto lo studiolo. Penso al gesso da scartare ma non mi decido ad andare ad inumidirmene le mani. Penso alla difficoltà di realizzare l'identità, un po' mi incarto, un poco trovo, poi cerco di distrarmi e possibilmente rilassarmi un po'. Vorrei serrare tutte le porte e non farmi più trovare o forse spalancarle tutte in modo da esser persa nella folla e diventare allo stesso modo irraggiungibile. Sere fa ho guardato a lungo due bambine giocare sotto gli archi di una piazza. Una più grande, l'altra, piccola, buffissima. Mondi in quelle espressioni tutte da ridere. Leggo da qualche tempo blog di mamme o aspiranti tali, come fossero altri pianeti. Apprendo di frustrazioni, stanchezze, gioie, bellezza. Ho comprato un libro che parla di bambini, l'ho preso pensando a quanto sarebbe piaciuto a mia mamma. Ma poi non ho saputo scriverci una dedica, forse perché ho pensato a un tratto a quanto avrebbe voluto un nipotino mentre a me non è mai passato neanche per la testa e mi son sentita un po' mancante, forse irrisolta, io che i bambini glieli regalo solo di carta sul comodino. E poi ricevo sms di grande solitudine, che duole e mi fa ripensare brutte separazioni e ormai non ho più campo per un dialogo, uno scambio, si son strappati alcuni fili o forse anche io sono cambiata e non mi trovo più nei panni di quella che ero al tempo, quella che sa e vede e sa dire e dare un nome alle cose. Oggi son sempre piena di dubbi, domande inutili. La risposta forse non sta nel trovare se stessi, come ho sempre sentito dire. Forse sta nel trovare gli altri, nel saperli vedere davvero, nel non renderli solo uno specchio che rifletta la nostra immagine. Io a volte non son certa di essere davvero in grado di farlo. Resto così, nel dubbio, nei tentativi di capire se li vedo o non li vedo. Se li vedo solo quando servono oppure sempre. E nel dubbio, quindi, mi dico che meglio così, meglio averli solo di carta, i bambini, e non fare danni. Che non c'é cosa più preziosa, e fragile, di un identità umana in formazione.
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Posso solo darti un mio parere personale. Non credo che tutte le mamme della mia generazione e di quella di mia mamma avessero tutte le risposte ai dubbi, nel momento in cui decidevano di concepire, nel momento in cui erano gravide e infine partorivano. Certo delle risposte le hanno avute nel momento in cui hanno partorito e certamente molte domande son rimaste a volte per poi essere sostituite da altre man mano che i figli o crescevano oppure ne arrivava un altro. Altre nn avevano risposta altre si...
RispondiEliminaPenso anche che molti dei nostri dubbi ci siano stati instillati dal troppo riflettere, troppo pensare che portano a troppe paure e paranoie.
A proposito di maternità, dico.
Ma anche molta sofisticazione là dove un tempo c'era troppa rassegnazione e accettazione del dolore e dell'inutile -a volte inevitabile- sofferenza. Abbiamo paura di responsabilità che un tempo erano comunemente accettate, a volte di rinunce che non vogliamo affrontare, abbiamo paura anche del dolore e della morte, del corpo che muta. Credo che abbiamo molte e troppe informazioni su ciò che dovremmo essere come donne, come mamme e come mogli, come che altro chissà e puntualmente davvero non vengono che da persone che per prime non sanno loro chi sono. E sopratutto che cazzo voglion da sè stesse.
Però è vero che si, un bimbo è una responsabilità enorme...ed io so perchè non posso (più?) affrontarla ma è anche vero che, a volte,anche gli altri sono una notevole responsabilità...
vorrei leccare assieme a te, l'ano di una renna.
RispondiEliminahttp://ferroviedellostatoreclami.blogspot.com/
Mmmmm... Ok, se magari uno di voi mi accarezza il collo, nel frattempo....
RispondiEliminaAhaahahahahahhahaahahahahahahahhahahhhaha moio
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