mercoledì 2 febbraio 2011

Pensieri.


Marco Paolini, Ausmerzen -Vite indegne di essere vissute

Oggi ho letto delle belle parole che mi hanno riportato indietro, a una lezione universitaria sulla realtà umana dove veniva citato anche il film dedicato a Camille Claudel. Da molto tempo avrei voluto scrivere di lei, di Rodin, dell'ostracismo che ha dovuto subire, della misera fine che le han fatto fare , chiusa in un manicomio e dimenticata. Un argomento denso, un post che ho sempre rimandato perché incapace di mettere in fila tutti i pensieri su quei lager che erano i manicomi, dove sovente venivano rinchiuse persone sane ma scomode che impazzivano di conseguenza, in quell'annullamento. E pensando ai manicomi ho ripensato a Marco Paolini al Paolo Pini, allo spettacolo "Ausmerzen"alla storia dell'Aktion T4 e a quello che ha preceduto i campi di sterminio. E tutto si è fatto ancora più denso e difficile da dipanare. Durante lo spettacolo, per dare un'idea di come un pensiero sia figlio di una cultura che è radicata negli anni che lo precedono Paolini cita lo zoo che si trovava nell'Expo del 1889, proprio dopo l'entrata sotto alla Torre Eiffel. Uno zoo fatto di persone, esponenti di tribù all'epoca esotiche e sconosciute. I diversi. I non ancora evoluti. E poi via via fino a leggere un pezzo agghiacciante che ho ritrovato in rete ma che non posso neanche esser certa fosse proprio questo. A memoria, mi pare di sì. Paolini legge nel silenzio "Dovere dell'igiene razziale dev'essere quello di occuparsi con sollecitudine di un'eliminazione degli esseri umani moralmente inferiori più severa di quanto non sia praticata oggi...Noi dovremmo letteralmente sostituire tutti i fattori che determinano la selezione di una vita naturale e libera...Nei tempi preistorici dell'umanità la selezione delle qualità della resistenza, dell'eroismo, dell'utilità sociale ecc. fu praticata esclusivamente da fattori sociali esterni. Questo ruolo dev'essere oggi assunto da un'organizzazione sociale; in caso contrario l'umanità, per mancanza di fattori selettivi, sarà annientata dai fenomeni degenerativi che si accompagnano alla domesticazione" e se possibile fa calare ancora più silenzio citando l'autore. Konrad Lorenz. Le paperelle, il cane, l'anello di re salomone. L'eugenetica. Ma no, peggio, non l'eugenetica, forse bisognerebbe dire il nazismo. Perché io nella mia visione probabilmente "buona" l'eugenetica la vedo come una cosa positiva. Eliminare le malattie. Ma qui si parla di eliminare le persone. Cerco in rete, approfondisco un poco. Lorenz era un etologo e studiava l'uomo al pari degli animali. Dall'etologia animale a quella umana. Parlava di istinti, di geni e di caratteristiche innate. L'aggressività, istinto innato, è la spinta dell'evoluzione perché facilita la sopravvivenza. Trovo "Sostenendo l’impermeabilità di fondo ai condizionamenti ambientali degli istinti basilari dell’uomo come di tutte le specie animali, Lorenz vuole evidenziare così le illusioni insite nella convinzione secondo cui l’educazione e la trasformazione dell’assetto politico-sociale sarebbero di per sé sufficienti a modificare e plasmare i comportamenti umani." E parla di territorialità, imprinting, aggressività. Ma un uomo, ha l'imprinting come un'oca? O forse ha un rapporto con la madre e con il mondo che è fatto di altro? Un'oca se la prima cosa che vede è un uomo crederà di essere un uomo, non si comporterà più da oca. Se un bambino la prima cosa che vede è un tapiro penso che non succeda la stessa cosa. E' dura, dopo aver letto quei libri da bambina, è come passare un buono nella colonna dei cattivi. Ma io ce lo passo. Mi tengo l'anello, le paperelle, il cane. Alle cose va dato un nome, a volte. Non è come diceva Greta Frau "Tutto è bello, fate!". Non è tutto bello, va dato un nome alla bellezza e va dato un nome alla mostruosità. Esistono personaggi che hanno alimentato, supportato, contribuito alla cultura dell'annullamento, al nazismo. Persone che non hanno aperto il rubinetto del gas e non hanno fatto un manifesto chiaro dell'ideologia del tempo, ma che ne erano parte attiva ugualmente. Nutrivano quei pensieri. Hanno scritto bei libri, hanno girato bei film, hanno dipinto bei quadri. Sì, ok. Passano lo stesso nella colonna dei cattivi. E vanno chiamati con il loro nome. Nazisti. Non esiste un uomo migliore di un altro per genetica. Ma perché non partire da qualcosa che non è frutto di una cultura schifa? Che non si rifà all'assistenzialismo e al peccato originale? Tutti gli uomini nascono uguali e sani. Se si partisse da questo non ci sarebbero vite indegne di essere vissute. Uh, come era facile, il filo rosso non si annoda mai veramente se lo si sa tenere.

3 commenti:

  1. Bellissimo post. Penso a come sia difficile tenere sempre al centro dell'attenzione l'essere umano, come sia invece facile giustificare l'artista che in nome del sacro fuoco dell'arte ha pensato alle sue opere invece che alle persone. Mi verrebbe da aggiungere che forse c'è sotto l'idea, folle, che l'arte sia immortale, non a caso il fuoco si dice sacro, e quindi più importante della vita dei singoli, e mi chiedo se in fondo anche dietro questa idea di arte non vi sia un pensiero religioso.

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  2. Che bello leggerti quando scrivi così!
    Dai, insisti con quel filo, ci hai sedotti (almeno a me di sicuro) e quindi vogliamo seguirne gli sviluppi. A me per esempio interessa moltissimo la differenza fra istinto e pulsione. Mi interessa tantissimo la dinamica della nascita della realtà psichica umana e della conseguente capacità di immaginare. Gli animali non hanno immaginazione e quindi non si sono inventati l'ombrello, non hanno scoperto l'uso del fuoco, non hanno inventato il violoncello, non compongono musica nè scrivono poesie. E quindi ti pongo una domanda impossibile da fare a Lorenz, cosa hanno a che fare queste cose con l'istinto?

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  3. @Giovanni: forse l'artista è proprio quello che prima pensa alle persone e dopo alle sue opere.
    @Ruhevoll: accidentatté! Son due giorni che penso e rimugino :D

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