(fantasia)
Me ne andavo, coi pugni nelle tasche sfondate;
Anche il mio paltó diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Perbacco! quanti amori splendidi ho sognato!
I miei pantaloni avevano un vasto strappo.
-Puccettino sognante, nella corsa sgrana o
Rime. La mia Locanda era l'Orsa Maggiore.
-Nel cielo le mie stelle avevano un leggero
Fru-fru, l'ascoltavo seduto sul ciglio della via,
Le belle sere settembrine in cui la rugiada
M'imperlava la fronte come un vino di vigore;
In cui, poetando fra le ombre favolose,
Tiravo come lire gli elastici alle scarpe
Ferite, e avevo un piede accanto al cuore!
A. Rimbaud
Anche le scarpe dei poeti neosensibilisti hanno la suola bucata. Col contributo attivo di Thoureau e il suo elogiar la marcia. Adesso l'indecisione è tutta nella scelta del ciabattino. I peruviani che martellano accanto allo studiolo e fanno tanto pueblo unido jamas sera vencido oppure andare dal suonatore di sitar che ribattezza il mondo in hindi? Bell'interrogativo.
Rimbaud!!! <3 <3 <3
RispondiEliminaSÌ più o meno la mia stessa esclamazione quando ho visto il buco -______- ma con intonazione da bestemmia ;)
RispondiEliminaQuando l'incertezza è fra un ciabattino peruviano ed un suonatore di sitar vuol dire che si vive sul ciglio della poesia.
RispondiEliminaUn abbraccio fortissimo.
@ Ruhevoll: Diceva Vysotsky "I poeti camminano sul filo del rasoio
RispondiEliminaE si tagliano a sangue le loro anime scalze." io camminando sul ciglio devo aver pestato un chiodo o chissà che ;)