domenica 30 gennaio 2011

Andare camminare trasformare.


Nella solitudine e nel rumore delle vite lontane attutito dalle pareti una ciccina pelosa ha fatto un fiore. Anzi, ne ha cacciati fuori un grappolo. Anche l'aloe spesso mi regalava grappoli di campanelle rosa e oblunghe. Tornavo dopo settimane al convento in ribongia e l'aloe rideva in fioriture solipsistiche, nella sua sabbia asciutta. Queste sorprese mi meravigliano sempre, ma non dovrebbero. Sono equilibri che se per caso (dico per caso in quanto non mi dedico alle piante, ma si puó benissimo far sì che tutto sia facilitato) vengono rispettati producono una trasformazione della pianta in fiore che non è altro che fisiologia. La pianta era pianta prima del fiore, la pianta rimane pianta dopo il fiore. Allora, penso, non si è trasformata, si son soltanto mosse le cellule. Non ho lasciato la pianta per trovare un rinoceronte. E' movimento fisiologico, niente altro. Ovvia su, s'é solo data una mossa. Esistono persone che hanno figli (come del resto san fare anche le mucche), lavorano alacremente e corrono tutto il giorno per il mondo (come del resto san fare anche le leonesse e gli stercorari) e vedono avvicendarsi le generazioni (come del resto sanno fare anche le api) e campano, invecchiano, cambiano case, paesi, famiglie. Eppure a novantanni sono gli stessi egoisti ragazzini che erano a quindici e fanno le stesse sventate cazzate. Magari nonostante aver generato o messo al mondo venti figli non sono ancora diventati padri e madri e si ostinano a restare figli, tenacemente immaturi fino al midollo. Esistono persone che sopraffatte dal nulla, svaniscono e non si ritrovano più, restano assenti, in una nebbia densa di macerie tra le quali si aggirano senza saper rialzare un muro. Se qualcuno li porta per mano, vanno. Se son da soli, stanno. Gli immobili, per indifferenza stanno. E gli indifferenti per immobilità ristanno. Che sia difesa di un'incapacità a separarsi, poco conta. Conta che la difesa diventa offesa. Perché chi sta ti obbliga a stare e ti immobilizza. Alcuni, per qualche motivo, non si trasformano, cambiano solo la logistica, lo scenario. A volte si adattano a delle rappresentazioni, cambiano il registro della voce, il modo di vestire. Si danno un'etichetta facile, si inventano definizioni nuove, legati a uno stato sociale. Vanno in giro definendosi da soli, li senti presentarsi Sono la moglie, sono la mamma, sono il direttore. Il resto del mondo in funzione della loro realizzazione, serve, è utile, ne hanno bisogno o crollano. Lo amano? Lo desiderano? Parole grosse, c'é da esser qualcosa, non si può rischiare sull'incostanza del desiderio. Il resto del mondo deve esser presente ed obbedire, perché possano dire Io sono. Si danno una parvenza di riuscita. Eppure dentro restano ancorati a identità troppo difficili da abbandonare. Tutto si muove, panta rei, ma non tutto si trasforma. Anche la crosta terrestre si muove, ma solo dove tutto raggiunge temperature e pressioni altissime e fonde nuovamente, si trasforma. Un po' come se rinascesse, se il processo ricominciasse dal principio. Una nuova nascita, la separazione da un'identità precedente e oplà ecco una trasformazione. I rapporti si trasformano, siamo altro. A volte i cambiamenti sono solo apparenti, come sul palcoscenico quando calano le quinte e si vive la magia di passare dal deserto alle onde dell'oceano. Euforia spicciola. Ci si allontana da un'ambiente, ma la nostra dinamica di rapporto resta identica, immobili stiamo in ogni rapporto come fosse il precedente, anzi, forse come se fosse una coazione a ripetere e niente altro, un non rapporto, come se non esistesse l'altro perché non esiste un nostro io in trasformazione, vivo, ma solo un nostro io granitico, inceppato, fermo a un ostacolo invalicabile che porta a ripetere sempre lo stesso ingranaggio. Negli ingranaggi, quando si muovono, a volte capita che si trita qualche cosa, si spappola qualcuno.

7 commenti:

  1. "Chi sta ti obbliga a stare e ti immobilizza"
    Vero. E talvolta anche dopo la morte continua a farlo.

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  2. Sì, vero, funziona così. Perché non basta separarsi dall'esterno, dalle persone, dai luoghi. Si devono proprio elaborare distanze che ci separino dai nostri meccanismi di rapporto interiori.

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  3. Questo in assoluto è il più bel post che io abbia mai letto in un blog.
    Grazie Ladoratrice, grazie con tutto il cuore.

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  4. Concordo pienamente con quanto detto appena poco prima di me..è un post fantastico, uno dei più belli che abbia mai letto, colpisce dritto all'anima..oltre ad un accenno Saramaghiano, mi hai fatto venire in mente questi quadri:

    http://flic.kr/p/9eipaN

    Gli Stati d'animo..forse non c'entrano niente, o forse si, comunque volevo lasciartelo..

    Grazie per aver condiviso questo bellissimo pensiero :)
    besos querida

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  5. Grazie di cuore a voi, Ruhevoll, e Paolo.

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  6. Concordo con Paolo e ruhevoll, anche la pianta è bellissima, si è decisa, essendo sola soletta di fiorire, non ha, come noi essere umani, bisogno di spettatori.

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  7. Spesso gli esseri umani sbocciano in due, ma qualcuno ha talento e fa fiori bellissimi in solitudine.

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