venerdì 8 ottobre 2010

Cuccioli.

Leggendo in giro resto legata a un filo e come in sottofondo rimane un pensiero che si dipana, cerca, fa immagini. E penso ai cuccioli, penso ai bambini. La nascita di un cucciolo è legata a una necessità animale, quella di soddisfare il calore della femmina. Non si scappa. Sete si beve, fame si mangia, calore si copula. Un bambino no. Non c'é alcun bisogno dietro, credo ci siano due adulti che condividono un desiderio. Dico credo perché non lo so per esperienza diretta, vado per teorie. In pratica mi è capitato anche di vedere ben altro. Donne che a un tratto devono realizzarsi come madri prima che sia troppo tardi. Donne che cessano di essere tali per trasformarsi in mamme. Le mamme andrebbero tutte fatte fuori da piccine. I figli sono le bambole che danno loro un'identità. La tavoletta di cera su cui poter scrivere il loro essere brave mamme così che il mondo legga e le approvi e le apprezzi. Ma non era questo il filo. Era legato alla tavoletta di cera, al non vedere il bambino se non come un vaso da riempire, annullandone l'identità. Un bambino che nasce non è un vuoto da ripienare. E' persona ed é essere in potenza. E' un mondo che può diventare e a seconda di come lo maneggi diventerà un mondo o l'altro. Mi è capitato di leggere testimonianze di adulti torturati. Il totale annichilimento, la disperazione, l'orrore. Un bambino picchiato in famiglia, quindi da coloro i quali dovrebbero in teoria amarlo di più credo si trovi in uno stato simile, nel terrore. Forse nel terrore anche di scatenare sempre violenza, per cui immobile, tarpato, timoroso di qualsiasi divenire. Un bambino picchiato potrà diventare un adulto che picchia a sua volta, avendo imparato solo quel modo di esprimersi e rapportarsi. Crescere in una tale realtà di violenza è come aver strappati dei rami, nei casi più gravi, è come averli averli intorpiditi e secchi, forse. Ma questo non significa che non possano crescerne di nuovi, la linfa trovare nuove strade e fiorire in linguaggi diversi, che non hanno più a che fare con la violenza, la rabbia e il vecchio. Forse quella capacità di immaginare timorosa e castrata potrebbe esser svegliata dall'incontrare molte cose nuove e insolite, mai viste prima e sgranchirsi, riprender forza. Io continuo a crederci profondamente, alle trasformazioni.

5 commenti:

  1. la necessità non è soddisfare il bisogno di copula ma di riproduzione. In questo cagna e donna, canidi e umani sono identitici.
    Noi ci mettiamo sopra spalmate di cultura che ci vuole madri, monogame, amorevoli, mai stronze.

    I rami potati e tranciati lasciano grandi cicatrici e deformità. C'è spazio per il nuovo ma la cicatrice resta. Ed è bella.

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  2. Vorrei rispondere, perché il commento merita, ma non so sintetizzare, lascerò andare quello che ha preso il via, ne farò un post.

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  3. Mi permetto di dissentire dall'idea che canidi e umani siano identici. Noi abbiamo inventato la pillola per ribellarci ad una cultura che ci vuole animali, noi abbiamo la possibilità di scelta, gli animali no. Per noi scopare è esigenza e non bisogno, è rapporto e non conservazione della specie, perchè quella possiamo gestirla come ci pare, anche con la fecondazione in vitro e addirittura anche in un utero artificiale, sfanculando finalmente le identità fasulle di certe mamme e liberando la donna da quella cultura che la voleva solo giovenca.
    Ottime considerazioni le tue Ladoratrice!

    Un cane randagio

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  4. Mi permetto di dissentire anche io sul primo commento riguardo all'eguaglianza tra canidi e umani. Gli animali (e in particolare i cani) agiscono per bisogni. L'essere umano (come dice il randaggio qui sopra) ha libertà di scelta. C'è una bella differenza tra l'essere umano e gli animali e questa differenza si chiama "pensiero".

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  5. @randagio: anche tu inciampato nel bisogno ;)

    @selvaggia: io non lo so se gli animali hanno o no il pensiero, forse un pensiero di tipo razionale ce l'hanno. butterei lì che forse gli manca la capacità di immaginare (che l'uomo ha più o meno in abbondanza).

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