lunedì 5 luglio 2010

Visioni.

Into the Wild, S. Penn 2007

Un film potente che ti lascia sconsolato ma energico. Dalla fotografia bellissima. Coinvolgente davvero, ma non mieloso o pregno di morali. Ha un equilibrio così perfetto da non cadere nel monito "Vedi, vedi che dovevi rimanere nella società e non ti sarebbe successo niente!"... Niente eroi, niente punizioni o martiri. Anzi. Anzi. Alex Supertramp fa un cammino così intenso e pieno e ricco che ti fa venire voglia di preparare uno zaino e andare. E' vincitore, in tutto. Uno struggente ritratto di un ragazzo straordinario che non si è tradito. E tornano vecchie frasi una roba letta in giro che sapeva di vergogna e giustificazione. No. Io la penso come Christopher. La felicità è reale solo quando è condivisa. Perché le cose nascoste, le cose tenute all'ombra, crescono bianchicce e stente e senza forza si raggrinziscono nel buio. E gli animali delle grotte e degli abissi han perso gli occhi. L'erba cresciuta sotto le pedane del campeggio quando arrivava la fine della stagione e scoprivamo la terra. Stesa per terra, bianca, morta, odorosa di muffa. Inutile, brutta. Malata. Il sole. Tutto alla luce del sole, pulito, a modino. La felicità è reale solo quando è condivisa. Per quelli che invidiano, per quelli che marcano il territorio, per quelli che sporcano (e ci saranno sempre), ci vuole solo la risposta adatta. Sana indifferenza.

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