mercoledì 9 giugno 2010

Luce.


“Tutto ciò che ho sempre voluto fare è dipingere il sole sulla parete di una casa”.
Edward Hopper

Leggo in rete. Secondo Sgarbi non c'é posto per i santi nei quadri di Hopper e neppure per gli uomini. Non mi pare una cattiva osservazione. E nelle recensioni trovate si ripetono parole come attesa, cinema, sospensione, solitudine... Nei quadri di Hopper pare si esprima sempre una domanda, da quanto leggo in giro. Sembra che tutti li guardino chiedendosi il perché quella scena è così o che cosa succederà dopo. Cosa o chi aspetteranno le donne imbambolate, sole, spesso nude, alle prese con raggi di sole o riflessi di luce verso i quali tendere. Immagini fugaci, prese come da un treno in corsa, finestre dentro le quali spiare per cogliere attimi di mondi altrui. Sì, tutto vero, ci trovo tutto. Guardo, una sala dopo l'altra e cerco. Hopper, di tutti i pittori conosciuti, non mi è mai piaciuto molto. Perché forse non l'ho mai capito, mi sono detta. E quindi sarebbe il caso di provarci, forse. E ho cercato in quelle tele, nelle incisioni, nei bozzetti. Mi son pure seduta accanto a alcuni personaggi che paiono uscire da una delle canzoni di notte di Guccini o da Autogrill o tutto quell'armamentario lì. Isole, coi gomiti sul bancone e sguardi vacui, che non si toccano. Mi son sentita anche io fuori luogo, ma come sempre, e poi era ovvio, appollaiata lì su uno sgabello ad un bancone senza nemmeno un bicchiere. O forse era che in mezzo ai manichini ci si trova parecchio imbecilli, lì senza poter guardare nessuno. Ecco cos'é. Io nei quadri di Hopper non ci ho visto nessuno. Caricature, maschere, pelli grigiastre, occhi vuoti. Parigi deserta, scorci assolati senza neppure una persona. C'é la luce, è vero. Solo la luce. Quasi un monito religioso, una salvezza? Non so. Ci ho visto le facce deformate di Ensor, ombre di Degas, ma tutto ciò che stava sconvolgendo Parigi e l'arte e la cultura, le rivoluzioni di spazio e tempo che frantumavano i ritratti di Braque e Picasso non toccano Hopper, che di Parigi in fermento si porta a casa soltanto la luce. Ma è luce sulle cose. I volti non ne godono, perché sono celati dalla maschera. La luce di Vermeer mi esalta, resa in piccoli tocchi che fanno uscire la persona in gesti quotidiani, semplici. Chi lo sa quale trina riuscirà a comporre la merlettaia, chi lo sa chi berrà il latte della brocca. Cosa succederà fuori dalla finestra da cui entra la luce che le illumina. Presenze. Trasformazioni possibili. Le quiete e placide inquadrature di Hopper non mi incuriosiscono forse perchè non ci sono umani lì dentro, non succederà niente, una volta lasciata la sala, il fotogramma sarà seguito da altri e la scena andrà ad evolversi come un film rubato ma senza sostanza, perché gli oggetti non si trasformano, al limite invecchiano. Le maschere si consumano. La luce le scolora. Non lo trovo vitale Hopper, per la maggior parte delle opere. Mi sembra roba mortifera. Però ci ho provato. E adesso posso dire che alcune opere di Hopper mi piacciono. E che se uno capita a Roma deve assolutamente prendere il caffé speciale in Piazza Sant'Eustachio. E che un rametto di menta nella spremuta d'arancia è veramente roba porno. Quante cose si imparano se ci si tuffa.

2 commenti:

  1. Hopper=luce
    Sì è quella, la luce, che ha attirato la mia attenzione. Credo sia uno dei due elementi che me lo rendono interessante. L'altro elemento non lo saprei definire...forse potrei dire che nei suoi dipinti ci trovo una desolazione banale, normale. Una serena rassegnazione del tran-tran quotidiano.
    Cmq mi sono evoluto perchè fino a pochi anni fa odiavo a prescindere qualsiasi americano si dedicasse alla pittura. Che cazzo c'entrano, pensavo, quegli stupidi americani spendidollari con la pittura? Per fortuna si cambia.

    RispondiElimina
  2. LE SENSAZIONI CHE PROVANO GLI UOMINI, (LEGGI:PITTORI), NON POTRANNO MAI ESSERE PROVATE DA NESSUNA DONNA. ESSE, PER LORO NATURA, NON RIESCONO A COGLIERE NULLA DI COSI' PROFONDO.
    HOPPER DIPINGE SENSAZIONI E STATI D'ANIMO, QUINDI CONCRETIZZA L'ASTRATTO IN MOGO SUPERBO, EGREGIO E STRAORDINARIO. HOPPER DEVE, ANZI, HA IL DIRITTO DI NON ESSERE OGGETTO DI NESSUNA CRITICA AL MONDO. CHI NON COGLIE L'ESSENZA DI HOPPER E' SOLO UN BANALE. NON CI SI PONGONO DOMANDE STUPIDE DI FRONTE AD UN SUO QUADRO, MA CI SI DEVE SOLO IMMERGERE NELLA CONDIVISIONE DI QUELLO STATO D'ANIMO E DI COSE CHE LUI VUOLE RAPPRESENTARE. USA INFATTI LA LUCE, COME L'HANNO SAPUTA USARE TUTTI I PIU' GRANDI, COME AD ESEMPIO SEGANTINI. NIENTE CRITICHE, MA SOLO UNILTA' NEL DIRE: NON SONO ALL'ALTEZZA DI CAPIRE . OVVERO: GUARDO MA NON SO VEDERE.

    RispondiElimina