domenica 31 gennaio 2010

Sunday morning.

Temperature basse, pomodori alla sincope, carnet nutrito di mondanità, eventi e corridoi di asl. Soste con espressione pensosa di fronte alle vetrine che espongono cartellini a volte colorati a volte no e cifre con zeri che ti ingoiano i buoni propositi. Finger food e razzie da attacco bulimico in un corridoio di supermarket, camere d'albergo rubate al caso, esofago in fiamme liquide e faccia sbattuta. Incubi che si diluiranno, incubi che sempre ritornano, figura di spalle di cui mai si vede il volto ma sempre lunghi capelli folti e piange silenzioso il cuore e si restringono le felicità, offuscate dall'inconoscibile. Una ferita profonda all'avvenire, ma anche no. Il bar illuminato offre calore e sorrisi di caffé ritempranti, le strade vuote stanno in un silenzio di cuccia e il cielo ha appena qualche nuvolina pastello. Ci sono lettere in sospeso, attese, nido che sfugge, té in arretrato, libri che si accavallano, crediti che si prosciugano, chat che mi confondono, mondi che si allontanano. Come una persa giro per le strade e guardo le vetrine, guardo ogni finestra, ogni saracinesca, ogni sporto. La montagna dei panni da stirare è una buona meta, concreta e rassicurante, se ci si pensa bene.

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