martedì 23 giugno 2009

Soloparole.

"Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare."
Pier Paolo Pasolini

No. Solo per dire eh. Però no. NO. ENNE O.

In questa domenica che domenica non era se non per la sottoscritta, ho portato Arthur dal dottore tra un rovescio temporalesco e l'altro. Il biciclettaio era intento al districo di due biciclette gaudenti che si erano aggrovigliate e nella piccola officina rimbombata dal PerdonoPerdonoPerdonooooo a tutto volume di Caterina Caselli sibilavano moccoli a denti stretti, ignari di un pubblico, coloriti e succulenti. Poi dopo strattoni e disincastri e manovre la liberazione dei due peccaminosi rottami e il crollo di quelli circostanti. Con nonchalance il biciclettaio ha saltato il tutto, ha abbassato la Caselli ed è uscito per la diagnosi seguente: "Hai bucato mimma? Tu ne combini una ogni poco!". E io sorrido. Purtroppo o per fortuna c'erano altri clienti in attesa e son venuta via subito, ma tanto quando passerò a riprendere il paziente raccoglierò qualche altra perla di sicuro. Nella mappa della mia geografia degli uomini che mi ricaricano il sorriso il biciclettaio è presente, segnalato con una bandierina vicino a casa. Per fortuna per Arthur lo vedo poco. E non lo so che cosa c'entri tutto questo con il seguito, forse, ma lo so invece. E' tutto in quel modo di rapportarsi, in quella gentilezza rustica che poi ti fa sorridere. E di sorrisi oggi avevo bisogno, che il ballottaggio chiamava, comunque. Che via, non si può rischiare e tappiamoci il naso, che è solo una crocetta. Mettere una crocetta da nulla e però sentirsi male. Provare a cercare l'origine, vedersi cose agitarsi vagamente davanti agli occhi. Immagini sfocate. Sentire un malessere e sentire che non è così che dovrebbe essere. Aver voglia di vedere su quella scheda un simbolo che non sia solo un'ideologico riferimento da votare per radici, tradizione, storia familiare o di territorio. Falceemartello, pugnochiuso, locomotive. Un insieme di intoccabili santini a cui fare riferimento per background. Sparito il santino troppo difficile ascoltare le parole. Qualcuno dice che bisogna tornare ad avere un rapporto con l'operaio, con la gente, ripartire dal basso, ritrovare il contatto. E allora giù in piazza, il candidato sindaco al mercato, per strada, nel rione. No. Non mi basta, quest'apparenza è retorica, è l'impegno concreto col cerone sul viso e il capello tinto, né più né meno. E soprattutto non mi basta un laico. Esigo un ateo. Non mi basta che si ricerchi la realtà quotidiana, voglio che ci si impegni ancora più a fondo, si provi a trovare quello che avevano lasciato da parte, sommerso dall'economia, troppo difficile da ricercare veramente. Da lì forse ripartirebbe la sinistra. Dalla rivoluzione. Dalla realtà umana, più che quotidiana, quel misterioso mondo che ha meccanismi imprevedibili e ci fa ognuno diverso e che per millenni è andato perso, deragliato da una cultura razionale che ha cercato di privare la donna dell'identità e ha lasciato l'uomo in un equilibrio zoppo, rapporti senza controparte. Siamo diversi. Diversi. Diversi. Mi tornano in mente le parole lette, la citazione di Pasolini e come é stata usata. Sarà che odio le citazioni compulsive, prendere a prestito non mi appartiene, perché non so come mai c'é sempre una sfumatura di qualcosa che non calza col presente in qualcosa che è stato scritto per altro. E tutto è importante, anche le sfumature. Possono esserci milioni di nuances in una parola che si accosta all'altra. Vado a cercare, riprendo le parole e sono solo parole. E non sono d'accordo. Non voglio andare avanti contro, come un cieco, ostinato eternamente, voglio saggiare, voglio costruire e non dimenticare niente. Voglio vagliare con cosa ho a che fare, oppormi e resistere o far fluire ed aprirmi per gioia irrazionale, senza razionali decisioni di opposizione. Non c'é bisogno di scandalizzare, perché il rapporto con l'altro non può essere solo provocazione violenta e aggressiva, può essere crescita, scambio, arricchimento. Altrimenti meglio una separazione, una sana indifferenza e andare, lì c'é più movimento che in qualsiasi tafferuglio. E per un ateo non c'é niente da bestemmiare. Ma soprattutto non voglio identificarmi nel diverso, non ne ho bisogno, lo sono già, come tutti. Anzi, non voglio identificarmi proprio con niente. Perché non sarò mai sempre solo un diverso, né sempre solo un uguale. L'identificazione è solo una gabbia che il vuoto di identità prende in prestito per colmarsi. Voglio essere, semplicemente, ed essere ciò che sul momento richiederà il mio rapporto con l'altro. Meravigliandomi io stessa di quello che posso tirar fuori o accorgendomi dei limiti che mi richiedono uno sforzo. Voglio l'incontro, lo scambio, rivoglio la fiducia nella pelle. Siamo già diversi, non abbiamo bisogno di queste false bandiere. Non se ne può più di santini, non ne posso più di uomini che annullano le donne, non se ne può più di queste continue delusioni, di questo scoramento. Io non ho mai desiderato tanto, così profondamente, una rivoluzione. Una vera rivoluzione. Perchè tutto questo stare male è soffocante, a volte.

1 commento:

  1. Il bavaglio non riesce a contenere e zittire la gioia di leggere queste parole.
    Ecco, ora mi rimetto il bavaglio...servisse a una sega!

    L'imbavagliato

    :-)

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