lunedì 16 marzo 2009

Persone, fantasie.

"Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un intera via crucis con una semplice stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e miliardi di parole d'amore" Andrea Pazienza

Questa frase di Pazienza che è in Pompeo mi è sempre rimasta in mente. Mi fa pensare all'indifferenza arrogante di quelli che si fermano, e imprigionati nella loro immobilità non riescono ad accettare negli altri la vittoria del movimento. Per non rassegnarsi alla propria incapacità devono per forza imbrattare chi invece va o ancora peggio annullarlo, per togliergli tutto ciò che da se stessi non riescono a trovare. Incapace di decidermi a scegliere se certe persone sia più giusto scuoterle perché si sveglino o vadano lasciate indietro come inutili zavorre perché devono svegliarsi da sole mi rifugio al convento. Penso alla giornata passata e a quello che ho visto a Palazzo Strozzi. Dalle finestre di fronte mi arrivano le gibigianne del restauratore, che con lo specchio acchiappa il sole per mandarmi i suoi saluti. Geniale, fantasia d'altri tempi. E è come se il cerchietto dei miei pensieri banali si chiudesse. L'indifferenza, il sole, la fantasia, l'immobilità. La mostra "Galileo. Immagini dell'Universo dall'antichità al telescopio" sembrava sul momento avermi solo affamata e frastornata e che una volta uscita mi si fossero solo affastellate in testa tutte quelle nozioni scientifiche, tutte quelle immagini meravigliose di costellazioni e di strumenti precisissimi. Sì, bello, ma cosa ne saprei dire, sarei capace di ricordarmi qualcosa dovessi raccontare a qualcuno? Sono una capra, che mi è rimasto? Con calma, cercando, trovo quel briciolo che potevo trovare. E mi arrendo all'evidenza. Non è il moto della cianfrusaglia celeste ad avermi lasciato scossa e non ricordo nulla delle date, delle teorie, della storia e delle scoperte. Le so, le dimentico ogni volta, alcune cose, sono importanti ma anche no, son lì che le ho sempre lette e messe da parte. Alcune cose poi non le ho proprio capite. Il giramento di stelle non mi ha travolto. Quello ho sempre pensato fosse semplicemente lì. Sarò cretina, ma non mi ha rapito l'universo. C'é. Mi incuriosisce e mi piace osservarlo. Mi hanno rapito e affascinato altre cose. Tutte quelle sfere armillari, quegli astrolabi, il primo cronografo (enorme, non proprio da polso) mi strabiliano due volte. Per il fatto che qualcuno li abbia cercati nella propria mente per risolvere un qualcosa e poi perché qualcuno ha dovuto mettersi lì con un foglio e poi passare il disegno dei pezzi su una lastra di metallo e cominciare un lavoro. E combattere tutte quelle imperfezioni che il lavoro ti regala. Limare, incidere, smussare, bulinare e provare i meccanismi. Tutto per vedere le stelle, ok, ma il bello non è mica tutto in quelle. E' in chi le ha volute guardare ha cercato il modo e in chi ha realizzato gli strumenti. Che le stelle sempre lì sono state, in movimento certo, ma in fin dei conti ferme in questo esserci praticamente scontato. E' chi ha mosso la testa e le ha seguite ad esser stato veramente importante. Galileo si è mosso, non Giove o Saturno. Mi vengono in mente due tipi che mi parlano del Popol Vuh e serpenti piumati e piramidi e i goffi tentativi in diverse lingue per dirgli che secondo me non c'é proprio nulla di cui meravigliarsi, che dall'Osservatorio del Caracol di Chichén Itzà potevano essere trovate di sicuro molte più cose di quante potessero passare in mente a chi disegnava il cielo mosso dagli angeli e cambiava i nomi delle costellazioni per adeguarle alla fede. Passi indietro, immobilismo. Oppure curiosità e fantasia, come negli accessori di Galileo per disegnare le macchie del sole. La mostra è sempre lì, se uno volesse andare a vedere gli affreschi di Pompei, le mappe di Cellarius o il dito di Galileo. Sono cose, semplici oggetti, in fin dei conti uguali alle stelle, alle eruzioni dei vulcani e ai fiori che sbocciano sul terrazzo. Son lì. Importanti, ma mai quanto chi si muove e va a meravigliarsi un poco, a farsi muovere dentro ed esce dall'immobilità.
E questi pensieri da bambina, queste ovvietà son qui, anche se mi parevano un bel pinerolo nel panierino, pronto per esser fritto.

2 commenti:

  1. E tu saresti una capra? bè allora io spero di diventarlo, un giorno.. e di incontrarne tante di capre preziose come te.

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  2. La vittoria del movimento!!!
    Sarebbe bello spiegare ai sonnolenti che il movimento vero non è tanto quello degli astri ma quello delle nostre immagini e dei nostri rapporti, in perenne ricerca e trasformazione.
    Chi si ferma è perduto, dice un vecchio adagio.

    Lastrofilo.

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