giovedì 8 agosto 2013

Le spose.

Mi trovo a cena a parlare d'amore. E di spose, di malmaritate, di panpentiti. Che tradotto significa parlare di amanti, mariti, mogli e harem. Perché a volte è così, esistono anche persone sfuggenti. Che non riesci a decifrare, a sentire. Criptiche o forse algide. Lo senti che non te la raccontano giusta. Ti rendi ben conto di esser parte di in harem, niente di speciale. Allora devi fidarti delle antenne e scegliere, se sei in condizione di. Che mica sempre, che mica tutti sono in condizione di fare una scelta. Magari razionalmente sì, è anche facile. Ma separarsi, poi, nei fatti, quanta forza richiede? Io ascolto. Roba già vista da lontano, roba passata accanto, roba che mi fa tristezza e mi annoia nella serialità, in questo assomigliarsi di tutte le esperienze. Forse meglio non mi riguardi. Forse mi ammala anche il solo pensare ad un trascinarsi sterile e ripetitivo, coazione a ripetere, tacche su un muro abitato da ignari o ignavi complici. Ascolto e immagino teatrini patetici. Io so fare la pomarola, altro che. Io non me la sciupo la vitalità. Oppongo resistenza. Perché se anche ci sono persone che si dibattono in sofferenti incastri e non concedono un briciolo di trasformazione, c'è chi ha gli occhi chiari, chi non abbassa lo sguardo, chi non ha necessità di voltare la testa. Chi è in pace con se stesso e col mondo intorno, senza sottofondi e impalcature a tenere insieme la baracca traballante. C'è chi si separa dall'altro con un abbraccio e va a fare altri rapporti. Io un poco ascolto un poco parlo, annuisco e mangio, che bevi e chiacchiera in due ci siamo scofanati 400 gr di pasta con la pomarola il burro e il basilico fresco ed è stata una vera orgia. Povere donne, le spose malmaritate. Mi fanno male, in quella fragilità dolente dove tutto va fatto in punta di piedi o crolla il mondo. Chiudo gli occhi, ascolto i movimenti. Tellurica, mi chiama la socia. Tettonica, rincara. Sciame sismico di assestamento, scosse improvvise, collasso repentino. Penso a una sposa che sale su un treno verso una nave, penso a una sposa sul molo col casco sottobraccio.Spose, non fatelo proprio, non mangiatelo mai il panpentito, lasciatelo nel piatto e digiunate, piuttosto. Cambiate marito, non ci sarà mai un bon boccone più bono che questo.


IL LAMENTO DELLA SPOSA
(canzone toscana sul tema della malmaritata)
Aveo le fibbie belle,
aveo de be’ vestiti,
ora mi so’ spariti in su i’ momento
l’orologio d’argento
e’ ci teneo appesa
una bella catenina ciondoloni,
io gli feci i carzoni,
carzette e sottoveste
la giubba delle feste e un be’ cappello,
credeva d’esse’ bello
con tutto i’ suo ballare,
a me tocca stentare, poverina!
La sera e la mattina
mi trovo disperata,
ho fatto la frittata a me credete,
fui messa nella rete
dalla mi’ zi' Simona
e dalla baccellona della Mena
Preso che l’ebbi appena,
questo tristo marito,
mangiare i’ pan pentito a me conviene,
Credevo di sta’ bene
e pe’ fammi dispetto
e’ m’ha venduto i’ letto e i’ cassettone.
Ragazze belle e bone,
da me tutte imparate,
zittelle e maritate, a ave’ giudizio:
s’entra in un precipizio
appena fatte spose;
e so dell’altre cose e ‘un le vo’ dire;
con questo vò finire
e non vo’ anda’ più ‘n là:
polenta e baccalà l’è un boccon bono!






7 commenti:

  1. Io ho il terrore del matrimonio.
    Certo non mi serve uno psicologo per saperne i motivi. Tutti i matrimoni attorno a me sono infelici: a partire da quello dei miei che fu un disastro annunciato, sposarsi a vent'anni con una figlia nella pancia. Poi è stato il turno delle mie zie, sposate a maschilisti che le assoggettano. Andando ancora più indietro vedo mia nonna, serva di suo marito.
    Donne piene di vita che si stanno spegnendo e vanno avanti nascondendosi dietro l'amore e il benessere dei figli.
    Amiche o conoscenti che si buttano via per il primo venuto, che lo sposino o meno. Amici e uomini inaffidabili.
    Più che il matrimonio, è la vita di coppia che è sbagliata ancora prima di arrivare all'altare.

    La paura della solitudine fà fare pazzie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse è la paura della solitudine a essere sbagliata, e senza quella si possono anche fare coppie felici :)

      Elimina
  2. Concordo..senza contare che siamo animali e non si può stare più di tanto con una sola persona

    RispondiElimina
  3. Beh oddio siamo animali sì, ma esistono razze monogame: i lupi, le aquile... la monogamia è necessaria alla sopravvivenza della nostra specie come ad altre. Essere animali non è un insulto nè una scusa per comportamenti eccentrici. Gli animali seguono anche loro un copione preciso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se fossimo animali andremmo in calore, ma la razza umana no, non va in calore, fa una cosa diversa e pericolosissima: si innamora. Poi chi lo sa, anche nella razza umana si può distinguere e ci sono uomini e donne, che son qualcosa di diverso dai maschi e le femmine.

      Elimina