martedì 30 luglio 2013

Densità del luglio.

Eh???? 
Scorrendo la dash di Tumblr leggo e automaticamente salvo, che questa roba aggiunge cubatura al mio labirinto e segue il filo dell'identità femminile. Raccolgo ovunque. Mentre ascolto le amiche che si spaventano di fronte alle separazioni, mentre guardo quadri di donne indiane, mentre scrivo o disegno cose sciocche, mentre un amico mi racconta di una figlia ritrovata. Soprattutto, mentre ho tra le mani una cornice nuova, grezza e pulita, che ha radici inglesi. E' nata nel museo di Brighton tra tutti quegli oggetti art deco. C'è sempre il fare, insieme a tante parole. E mentre misuro la colla e peso il gesso, i pensieri vanno ancora meglio. 
La cosa grandiosa che un padre può fare per la figlia secondo l'autrice della frasetta è di amare sua madre. Più la leggo meno mi convince, e sto quasi male. Prendiamola leggera, senza patire. Ma almeno disgustorama posso aggiungerlo? 
La cosa migliore che un padre può fare per la figlia è amare lei, e non come figlia, ma come neonata, come bambina, ragazzina, donna. Se riesce a far questo e le regala un'identità di persona ha già fatto tutto quello che di meglio può fare. Non esiste il legame di sangue. Esistono legami di affetto, esistono rapporti umani. Esistono pensieri e azioni che avvicinano o allontanano. I parenti non si scelgono, mica si devono per forza subire. Già ci pensano i contratti sociali a far della famiglia un manicomio. Ma poi, amare sua madre, che significa? Se il maggior bene per la figlia è questo allora che i genitori si lascino sarà la peggior cosa perché sottintende che non ci si ama più? Ma chi lo decide? Ma questa roba, è vera dove? Intanto se due han fatto un figlio darei per scontato che si sono amati molto. E poi? E poi sarebbe il caso di restare presenti al rapporto senza infilarsi nei ruoli di mammina e papino e vedere cosa sia la cosa migliore da fare mentre la vita va avanti. Che i rapporti si trasformano, figli o non figli, contratti o non contratti. Ma a maggior ragione, di fronte ai figli che come spugne assorbono la realtà che vivono in casa e plasmano il proprio futuro su quella, sarebbe il caso di esser limpidi. Regalare loro quella possibilità che dice che i rapporti non sempre sono eternamente felici, e che possono andare avanti in maniera diversa anche quando ci si separa. Che chiudere una relazione non equivale a chiudere un rapporto o cancellare le persone. Insegnatelo ai vostri figli (io ai miei non posso) che stare insieme è tutto e non solo trascinarsi organizzando la logistica della spesa o far quadrare il conto in banca. Diteglielo che ci si innamora ancora a quaranta a cinquanta a sessantanni e si è felici come quando succede a tredici. Non fateglielo sembrare sporco o sbagliato o sconveniente. E' la vita, sono le cose che succedono tra uomini e donne che muovono il mondo, è la natura umana che va alla ricerca di qualcosa. Non castrateli in un mondo fasullo di moralismo bigotto. 
La cubatura del labirinto aumenta e io ci sto nel mezzo, sempre con il mio filo in mano, io, nel mio labirinto personale con questo che era un filino rosso e invece mi è diventato un nastro. Ho intorno un sacco di amici innamorati, tutti tremanti e fragili di fronte al desiderio, tutti impauriti e belli e insicuri. Qualcuno porta negli occhi un sorrisone, che ha trovato roba che mai prima in vita sua e siccome io c'entro un poco in questo, mi contagia questa gioia. Sono felice, per ognuno di loro, e anche per me, che in mezzo a tante farfalle sorrido del solletico. Io col mio treccino in mano e ognuno col proprio nel proprio labirinto. Una bella donna mi guarda seduta sullo sgabello e mi dice "Se i miei si fossero lasciati sarebbe stato tanto meglio...  non avrei questo senso del dovere per cui bisogna essere coppia in un modo soltanto. Amerei davvero, credendoci, se non avessi assorbito per tutta l'infanzia la stanchezza quotidiana, il sacrificio, la nonvoglia. In verità io non ci credo che si possa esser felici, che possa funzionare, mi han dato solo il modello difettoso" e inghiotto e penso Credici, invece, credici che sei già dentro, sei innamorata, devi solo andare avanti e penso alla frasetta velenosa, penso ad un babbo e a una mamma che non vedono i figli e forse neanche se stessi, calati ormai dietro maschere che nascondono il vuoto, che son famiglia per dovere morale sociale o religioso o solo per una trappola economica. 
Come si può regalare un'identità all'altro se per primi non ne abbiamo una, dove saranno il confronto, lo scontro, il costruire? Metto lì le domande, trovo le mie risposte, io, nel mio labirinto, con il mio nastrino in mano. Ci sono molte farfalle e occhi belli e voci. Il mio filo non si spezza, vado, so che non mi perderò. So che dall'altra parte qualcuno lo tiene, magari senza saperlo, inconsapevole di essere la mia immagine maschile. Ognuno sta nel suo labirinto e ci sta come può e come vuole. Basta che abbia un bel filo stretto tra le dita, che è già salvo. 

2 commenti:

  1. Ho letto veloce stamattina. Ho riletto con calma adesso.
    Sbatto le ali e ti sorrido anch'io, che certi labirinti hanno la stessa via d'uscita.

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  2. Un padre che ama sua moglie insegnerà alla figlia a fidarsi degli uomini, a scegliere chi non la faccia soffrire: non si farà sminuire, maltrattare, picchiare, perchè saprà che esiste un'alternativa, che è possibile essere amate davvero. Sarà una donna sicura che non cercherà nell'altro sesso surrogati paterni da cui dipendere. Crederà nell'amore perchè l'avrà visto.
    Siamo fin troppi quelli che lo cercano senza averlo mai veduto, più ferventi e ottusi dei religiosi. Ma gli aforismi per loro natura prendono solo una scheggia di verità parlando in assoluto per imprimere il concetto. La verità sul mondo non può essere compressa in una frase, nonostante il grande potere delle parole.

    Io ho avuto un pessimo esempio paterno. Quello materno è stato anche peggio. Ma quello paterno mi ha segnata di più e mi impedisce di fidarmi degli uomini, non trovo mai il giusto contatto, ed è avvilente.
    Il solletico dà un riso falso, che se ne va tanto in fretta come è venuto. Io voglio essere farfalla, personalmente sono stanca di essere felice per gli altri. E più che in un labirinto mi sento in un lungo corridoio sempre uguale.

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