sabato 18 agosto 2012

Vacanze.

Da anni mi portano in cammino via sms, e vivo pellegrinaggi dell'anima rimandando quelli fisici a quando avró un adeguato allenamento. Quest'anno, con l'anima (che non ho) sto sulla via de la Plata, un cammino durissimo, solitario, cocente, di luce che frigge e acceca. Resistenza. In realtà la preparazione fisica è sempre stata la valida scusa che antepongo a tutte altre paure che dovrei affrontare su un cammino vero. Logistica, socialità, panico vario. E così ho sempre fatto altro adagiandomi e adeguandomi. Nell'afa fiorentina, sola, tutti già partiti e sistemati, ho acchiappato un filo. Forse era uno spaghetto di riso, visto che da giorni il riso tornava come un segno. Nella bottiglia di olio comprata per sbaglio. Nel deodorante preso a caso. Il gelato. La cena. Riso. Anche in faccia, che me ne stavo al cellulare a far la scema sgarzolina imboscata in magazzino ridacchiando. Chissà, cosa si è mosso. Qualcosa di grosso, perchè alla seconda volta che buttan lì Vado, vieni anche te, io faccio i conti e preparo lo zaino, prendo i biglietti, organizzo. E parto. Io. Da sola. Posti mai visti, persone sconosciute, nessun programma. Quella con il panico della logistica e della socialità. Ne è venuta fuori una delle più belle parentesi mai vissute. Ora sto qui sul divano a riguardare le poche foto che il cellulare ha concesso, a ricordare i dettagli, a sospirare la brevità della cosa. Avrei voluto scriverne, raccontare, trovare parole. Ma mai quanto ora la vita di ciccia non si incastra con il virtuale. Sarà che ho fatto scorta di occhi, di mani, di pelle e contatto fisico.

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