martedì 28 agosto 2012

Prigioni.



Storia del 107

Caro padre, vi scrivo piangendo,
questi righi per me dolorosi
e che mi restano ma tanto 'ngollosi,
e nel vedermi trattare così.

E scrivendo la mano mi trema
e di tutto vi faccio palese
'e m'hanno tolto la veste borghese
'e m'hanno tolto la mia gioventù.

Caro padre, che brutti momenti,
e qui non contano né pugni e né stiaffi, 
'e disse il guardia: Levategli i baffi,
e l'avrei presa la spina nel cuor.

E la mattina del venti di marzo
il guardiano mi venne a vedere,
e con sé ce l'aveva i' barbiere
e una scranna per farmi sede'.

Con cattive maniere mi prese,
il rasoio 'un l'aveva perfetto,
e mi raschiava, parevo un capretto
e i miei baffini li vidi andà' giù.

Quando poi 'e gli èbban fatto tutto,
il guardiano m'accennò con un dito
e disse: Questo gli è i' vostro vestito,
e n'i'vedello mi fece tremà'.

Questo numero che oggi indossate
vi cancella da i'nome e casato,
Centosette sarete chiamato
e Rodolfo Foscati mai più.

Centosette sarete chiamato
e Rodolfo Foscati mai più.

1 commento:

  1. Dalla Maremma a San Frediano...Caterina, sei sempre per i tetti di Firenze.

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