sabato 19 novembre 2011

Scolorimenti.


Dell'opera scaturita da questa bozza non resta nulla o quasi, perché se ne stava sul muro di cemento che dal palazzetto dello sport gira intorno al campo di rugby. C'era questa e ce n'erano molte altre, tutte in fila, una vicina all'altra.Questa lunga, le altre racchiuse negli spazi brevi e regolari. Ricordo di aver camminato nel piazzale appena qualche giorno dopo la manifestazione e aver guardato tutti quei murales pensando che comunque era un muro di merda, di cemento, brutto e per di più ondulato. E che l'opera di abbellimento era riuscita solo a mezzo. Del lavoro di Berti ricordo qualcosa vagamente, era il più grande tra tutti. Di sicuro so quando poi, dopo anni, ho riguardato quel pezzo di muro regalato alla città, ormai scrostato e pieno di tag, quando sapevo che cosa stavo guardando e mi chiedevo come si fa a buttar via così un'opera d'arte.


Vinicio Berti disegna una mappa dei miei luoghi e dei miei tempi e spunta più volte, a caso, nella mia storia. Nella mia libreria, in un libro di poesie che amo tanto, c'è un suo ritratto.

A Vinicio

Al mercato
ti ho visto
tra la folla
gli occhi puntuti
dietro gli occhiali spessi
un tale ti parlava concitato
di politica e d'arte
gesticolava
tu con un sorriso
dolce e lontano
perduto
nel tuo mondo di luce
Ti ho visto
al mercato
eri solo,
come un'aquila
alto stendevi
le penne
sopra la folla

Firenze, 1982


Amina Lafont Calderara



3 commenti:

  1. potresti provare a riprodurla quella mappa dei tuoi luoghi e dei tuoi tempi... un bell'esercizio di sintesi, no?

    RispondiElimina
  2. Mi accodo alla proposta di Stima di Danno :D

    RispondiElimina
  3. Forse l'arte contemporanea è tarata in partenza dalla sua essenza stessa di bene di consumo, di massa o meno che sia. Si usa e poi si getta, chè già è vecchia e non serve più a nessuno, rimane solo la seccatura di doversene occupare, tutelare, salvaguardare... e nella sua decadenza e abbandono ritroviamo lo spirito triste di un'epoca, la nostra.

    RispondiElimina