Programmi.

Man on wire, 2008

Doveva essere un tripudio di P: Pisa, Picasso, Palazzo Blu e Pupa&Love e invece tutto salta. C'è da ritirare un pacco importante, una realizzazione grossa e così si rimandano le gite. Andiamo a trovare un amico! Ma sei sicuro? Disturberemo, è troppo presto, è troppo tardi, fa troppo freddo, fa ancora caldo, avrà da fare, lo scocceremo... Basta, andiamo, ci sta aspettando. Taccio, vo. Oltre il giardino, scostata una tenda bianca e varcata una porta rossa, c'è un mondo fantastico, pieno di bellezza. Disseminato di tracce che forse formano o soltanto raccontano la personale cosmogonia dell'autore, lo spazio mostra in primo piano il più recente tassello di una lunga ricerca. Cartografie a petrolio, onde di bitume, evanescenti personaggi che sgocciolano a capo chino. Sorride tanto, Luca. Ci offre le poltrone, un caffé, grappa cinese. Ci offre il suo mondo, i suoi giochi, i suoi pensieri. I colori. Un'immersione totale nel suo creare, nelle sue città, palazzi, palazzi, palazzi ovunque e in varie forme e grattacieli. Mondi, pianeti, scorci. Foto, disegni, sculture. Anche la mobilia è trasformata dalla creatività, plasmata e riadattata con accostamenti pragmatici o favolosamente surreali. Ma mai superflui. Un mondo bello. Chiacchiere, novità, impressioni. Visioni, consigli, suggerimenti o forse furti che non rubano nulla. E una volta a casa, come seguendo un filo rosso, un film documentario di qualche anno fa. Philippe Petit che passeggia sul filo, sospeso sul vuoto, che sovrasta i grattacieli e le nuvole. In basso, il mondo visto dal cielo. Due artisti, funamboli poetici, in una sola giornata. Tutto sommato è andata bene...