lunedì 1 agosto 2011

Visioni.

Visioni. Visioni su schermo, visioni su monitor, visioni allucinate. Le accantono, penso post, lasico stare, restano sparse e solo accennate. Dopo mesi di tira e molla di tu vuoi vedere io vorrei vedere tu preferiresti, L'onda. Da liquidare con un caustico Bhé, dalla sequenza iniziale già si capiva che il tipo era un idiota. E poi Corpo celeste, un disagio pesante di panche e parrocchia, di preti e catechismo e una ragazzina che non ha punti di contatto, non ci son prese, non si capisce, non c'é speranza. Faticosissimo, troppo. Notevole, seppur doloroso, Non lasciarmi. E insomma guardo, cerco, ma tutto è per adesso su altri piani, l'attenzione, le energie e neanche io ho un punto fermo, non trovo contatto. Mi sembra di vivere in una brutta versione di Clerks, in un bianco e nero opprimente e scarno, crudo. E come Agata sto nella tempesta e fulmino lampadine, brucio telefoni, cortocircuito batterie. E così me ne vo in giro pesantemente, stanca, stressata, con un iPhone spento, il motorino morto, aspettando autobus. Dice che ho fatto trenta ma il trentuno mi pare troppo distante, irraggiungibile, un noncelafaròmai mi appesantisce e schiaccia. Penso a quelli che entrano in un'ambasciata e chiedono asilo. Un posto così, vorrei. Dove quietare le ambasce e svanire per un po' o per sempre. Non mi va più, questa infelicità. Chi di dieci passi ne ha fatti nove è sempre a metà strada.

2 commenti:

  1. I noncelafaraimai vanno mandati a fanculo, che quello è il loro posto.

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  2. Puoi venire a stare un po' qui in terrazza se vuoi... si sta da Dio! Io il diritto di asilo l'ho sempre concesso a chiunque chiedesse.

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