sabato 1 gennaio 2011

Anno nuovo, discorsi vecchi.

Piano piano dolce Carlotta

Poiché dei festeggiamenti dell'ultimo dell'anno sempre poco me ne è fregato, mentre tutti brindavano e sbottavano e facevano trenini io mi son guardata un filmino vintage. Giusto il tempo di guardare qualche fuoco d'artificio, nemmeno un brindisi, Bette Davis e mani mozzate. E così oggi ripensavo alla follia. Che a volte è facile, è quella che scombina la realtà, che scambia il tavolo per una barca. E poi c'é quella più subdola, più diffusa e più pericolosa: quella nascosta dietro alla faccia sorridente a cui non si riesce a dir di no, a cui non ci viene facile opporre un rifiuto perché non usa armi taglienti, non offende e non ferisce il corpo e spesso neanche la si riconosce, travestita com'é da una lamentosa richiesta d'aiuto. Poverini, vanno sempre aiutati, gli egoisti. Bisogna sempre andargli incontro, loro sulla loro portantina reale, noi con le gambe a metà coscia nel letame. Ma non è solo egoismo,soltanto immaturità o che altro. C'é altro, in alcune persone. C'é la violenza strisciante, non fisica, ma che fa fuori la realtà non materiale dell'altro. Se gli uomini tendono a usare una violenza fisica, ad assassinare il corpo, le donne sono più portate, forse per una "estrema difesa" in quanto meno forti, a eliminare gli altri facendoli sparire. Avere a che fare con queste persone è estenuante, scegliere di farci un rapporto è puro masochismo, si opta per un continuo suicidio e la propria vitalità si perde. Ci si consuma in una strenua lotta che ha il suo senso effimero nel riapparire, nell'opporre resistenza alla sparizione, nella forza del rifiuto. Ma l'energia vitale durerà ben poco, immancabilmente la fiacca tornerà al prossimo annullamento. Se non si è masochisti ma queste persone ci tocca ciucciarcele per forza, se si ha la fortuna di vedere con chi si ha a che fare, nasce l'esigenza di una scelta. Una soluzione va trovata, perché si tratta di salvarsi. E io, per me, mi son salvata sempre. Son come quell'omino che un po' pompò, poi un pompò più.

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