domenica 16 gennaio 2011

Angoli.


Nella mattina silenziosa giro per le strade vuote e soleggiate, fredde. Porto con me un bollitore nuovo, che viene dal passato. Pian piano prendono vita gli angoli e sembra quasi che rivivano pezzetti di mondi che lontani mi stanno nel cuore. La cassettiera della mia infanzia si trasforma e mi regala un angolo di Francia o forse Scandinavia su cui appoggiare l'anforetta del convento salvata dall'abbandono dell'ebanista con dentro la lavanda ormai di qualche anno fa. Non so da che cosa nasca quest'idea della Scandinavia e neanche cosa ci incastri con un posacenere marocchino e un bollitore tedesco. Però ho imparato che nonostante le paranoie da ingrasso sono troppo leggera per dormire sulla poltrona ribaltabile. Mentre mi abbandono al pisolo la trappola si chiude e dopo una mezz'ora mi ritrovo stanca, intorcinata e dolorante, intenta mio malgrado ad opporre una resistenza qualsiasi, in uno spasmo nemico di qualsiasi rilassamento. Prossimo passo, un qualcosa su cui abbandonarsi al sogno o all'occorrenza alla passione. E poi è domenica e ci sono mete, progetti, desideri. Che naufragano davanti a bandoni chiusi, file interminabili, casse affollate, prezzi esosi. E' la fuga. Mai più di domenica, mai più con i saldi, mai più. Un angolo quieto accoglie i piedi stanchi, lontano da tutto. Una giornata di angoli, ma senza spigoli.

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