martedì 5 ottobre 2010

Spilloni.

Purtroppo si vede male, ma dopo l'elefante nella cristalleria anche il cinghiale nella bottiglieria mi pareva una bella immagine per definire quelle scosse e quelle cialtronerie che pesano e restano come zampate. Ma a volte anche parecchio meno basta a segnare un'interruzione dell'armonia. Come i capitomboli mentre uno scia giù liscio e filato. Che se succede fisicamente lo vedi bene che il corpo si scompone e rotola e si annoda comicamente nel ruzzolone, ma a volte invece succede proprio dentro. Mentre te ne vai quieto e ti senti bene, in cammino al giusto passo, interiormente centrato ti piomba addosso d'improvviso una fiacchezza, un nervosismo, una sensazione di scontento o insoddisfazione. Mi dico Ecco, ho urtato una bottiglia di Ribolla Gialla, lo sapevo! A essere meno cignala forse avrei potuto evitare! O anzi, meglio. Essendo cignala avrei dovuto invece correr per boschi invece di infilarmi in enoteca che non son posti per me. Ecco, c'é roba che non è per me e non ha senso infilarci il grugno. A ognuno il suo, non son territori da marcare, esplorarli è voyerismo sterile e nocivo, è distrazione o forse qualcosa di peggio che nemmeno voglio immaginare più. Ho percepito il malessere, esco. So individuare le spine immateriali senza cadere in trappole e bersagli sostitutivi, non ci son certo bamboline voodo con il mio muso in un altrove buio. Annuso l'aria aperta di questa giornata di tempo indeciso e trotterello su per i miei sentieri, leggera, scrollate dal groppone le pillacchere di fango secco, pulita, che sto pensando ancora alle farfalle ed all'aver preso appunti come i ricercatori ottocenteschi acchiappavan col retino gli esemplari da infilzare. E infatti nelle illustrazioni li ricordo sempre ridicoli.

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