sabato 17 luglio 2010

Visioni e cappelli.

Memento, Christopher Nolan, 2000

Il protagonista del film soffre di perdita della memoria a breve termine a causa di un trauma fisico. Il giochino del montaggio che dovrebbe richiamare lo stordimento del protagonista non basta a confondere le idee fino a non trovare il baco. O forse l'ho trovato io perché ero stanca dell'andirivieni della storia. Per tutto il tempo ho pensato che il finale del film avrebbe giocato sul fatto che un personaggio così sbrigliato, che ogni mattina ha da riprendere il filo della sua vita (e poi ogni poche ore o forse quarti d'ora, viste le trovate della sceneggiatura) sia facilmente manipolabile e finisca vittima, capro espiatorio o roba simile. Ma la genialata è un'altra. Alla fine della fiera si insinua che la storiella che ogni mattina lui si ricorda grazie al tatuaggio sulla mano non sia un ricordo della sua vita precedente il trauma che lo ha reso smemorello. Sarebbe una trasposizione della sua vita post-incidente che lui esorcizza con quella pallosa tiritera. Ma io mi chiedo. A nessuno sarà venuto in mente che se questo disgraziato non immagazzina ricordi da dopo l'incidente e si sveglia da quel giorno ogni mattina con la mente sgombra della qualunque che di sicuro non gli sarà rimasta tra i ricordi né tutta la mappazzata della storia della moglie ammazzata con l'insulina né tanto meno ha potuto trasporre tutto in "ricordo trasposto" cambiando i protagonisti? Sinceramente, mi son cascate un po' le palle. Ma ovviamente, so una sega io di come funzionano i traumi al cervello, già leggere Oliver Sacks e il suo Uomo che scambiò sua moglie per un cappello mi fece così impressione che ho regalato il libro.

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