mercoledì 14 aprile 2010

Notti.

Ma te chi sei? Ma io ora cosa divento? Ma te rimani così come t'ho conosciuto? No, adesso si cambia e si diventa nuovi. Sì ma se dopo cambiati siamo diversi in un modo che non ci si piace più? Allora via, bisognerà separarsi. Parliamone un po', che io questo desiderio di separarmi ce l'ho ogni pochino. Ma come, svegliarsi insieme cucinare insieme costruire insieme? Va bene! Ma io c'ho voglia sempre di separarmi, mi piace proprio questa cosa qui e questa è nuova, prima non c'era. O come farò a spiegarla? Che quando c'é vento, è notte, fa freddo, piove, sì lo so che potrei restare e invece no, mi viene da andare. Mi piace questa cosa di essere io e accompagnarmi a casa, riportarmi sempre, che forse è per capire che io mi amo in modalità quasi costante magari, mentre gli altri si innamorano, prima ti vengono a prendere, ti riportano, ti fanno tutto facile poi a un tratto si danno alla comodità, non han più voglia di rinfilarsi le scarpe, le distanze, il traffico, gli orari, tutto insormontabile, tutto faticoso e addio pipi, rimani ma solo perché mi fa fatica riportarti a casa. Ma io per me no. Io per me sfidole intemperie, la notte deserta, le strade vuote. E ci prendo così gusto in questo mio svolazzare che quasi non mi riesce più fermarmi. E mi stanco, prendo freddo, mi consumo, mi inzuppo, smoccolo. Nella notte annuso i profumi dei pasticceri che sfornano, mi godo il vento che fa ondeggiare buste di plastica come enormi meduse metropolitane, guardo le luci dentro le case insonni, trovo parcheggio, apro, salgo, mi infilo a letto, dormo. Quasi sempre non sola. Allora funziona.