martedì 9 marzo 2010

Cartacce,

Tutto ancora vuoto, in divenire, scaffalature deserte, finestre ignude, ninnoli altrui dimenticati. Un tutto nuovo, di locazioni e incontro. Qui c'é un cassetto, Sì, in coro, che lo sappiamo, ho tentato di aprirlo sere fa abbandonando subito l'impresa poco interessante dato che opponeva resistenza, lui prova ad aprirlo con difficoltà, la sigaretta tra le dita, ma quello non cede, Non si apre, Sì, avevo provato, lui non demorde, appoggia la sigaretta e ci riprova con due mani, il legno geme e il cassetto si apre. E' nuovo, legno ancora non stagionato, che lavoraccio, nessuna cura, gli hanno dato del penetro solo sull'esterno, neanche una lisciatina o un velo di cera. Un cassetto cialtrone, vuoto, lo richiude e riprende la mezza sigaretta. Dopo un po' la mia attenzione è rapita da una carta sul pavimento, sotto al tavolo, apparsa all'improvviso come dal niente, prima non c'era e non ci sono carte in giro. Pezzi di kriptonyte e pecore di sughero sì, ma carte no. L'ho vista io, è per me. E' mia. Io trovo sempre carte per terra. Io non so come ho sempre il gusto di vederci roba. La prendo, infilandomi tra le gambe scomode, la guardo soltanto io, sorrido, indovina un po' che carta è, che mi pare scontata, M** dice subito L'asso di picche e ci va quasi vicino, la volto piano come fossi la zingara e sorrido La donna di picche. La donna di picche! Poteva essere la donna di cuori, pensa, una donna di picche, mica una pinella, un tre di quadri, no, la donna di picche e fuma, e la metto sul tavolo e bevo e guardo il segno del gottino sul legno, una donna di picche, non ci vorrei pensare, ma mi è inevitabile, rieccola, è proprio il destino, ne trovo sempre una a quanto pare, certo meglio di quando trovai La pestilenza ma peggio di quando trovai il fante di cuori, E da dove è caduta? ma dove eri andato? Dal cassetto, è evidente, era lì, apriamolo tutto, A buttarla via, Ma come a buttarla via, Risfila il cassetto, sul fondo un mazzo di carte nascosto, Dai, valla a riprendere, dopo manca una donna, Ma su, poi il mazzo non serve più. Bevo, guardo il tavolo. La butta via, così, senza pensarci due volte, perché è così che si dovrebbe fare, con le cose inutili. Azz, a volerci vedere, quanto c'é da imbrogliarsi. Prendo il mazzo, scorro le carte, i semi, le scale, ci rimetto la donna ripescata. Ha perso tutto il fascino, ora non conta più, è solo una carta caduta dal mazzo. Caduta dal mazzo da cui manca una carta. Manca il re di picche. Il re di picche. E allora ora che cosa ci devo vedere? Mamma mia quante seghe. Buttale via, vai, è un mazzo monco.