lunedì 4 gennaio 2010

Abbracci.

Quando si dice una fettina di culo....

Piove e nevica e ho voglia di scappare, andare e stare un po' lontano con la mia Audrey Hepburn personale, a passeggiare sottobraccio, sentire calore, odori, voci. Vorrei ci fosse una piazza bianca oltre la mia finestra e poter scorgere dall'altra parte una tenda spostata, gli scuri aperti, una luce accesa e dire Chiamo, che sono tornati, così li invito. E mentre adesso li penso e li metto in questi segnetti mi accorgo che sono un'immagine remota, che già li scrissi, un desiderio tardoadolescenziale rimasto impigliato in quasi tutti i racconti sconclusionati e scompaginati, ormai solo pacco di fogli A4 in una scatola da pigiami dove riposa il progetto sul cortile. E penso ai tacos da Nick, amorevolmente preparati a parte solo per me, alla vodka all'assenzio e a Ornella sconvolta dalla fine di un passerotto troppo lento. Una tragedia al rallentatore nello schermo limitato dello specchietto retrovisore. Oppure essere oltre la manica, chiedere Come stai? Stai meglio adesso? Vuoi che prepari un té col limone? E stare sul divano, a cianciare di quella roba strana che è l'essere sempre in cerca di una complicazione. Mi mancano due piccole donne mie, adesso. E vorrei chieder loro di insegnarmi, imparare da loro questa capacità, l'abbraccio, l'affettuosità, le coccole, il coraggio. C'é un guscio freddo invece, di diffidenza, di non abbandono. Che frena ma non ripara. Lo scaldo con l'Earl Grey, temporaneamente assente, senza appetito, senza sonno, senza più sogni, da mesi. Amputata fatico. Gioco in stand-by, racconto inutilità come giocassi carte sorprendenti, in realtà le butto solo via, le spendo per liberarmene, un esorcismo puerile e forse esibizionista. Ma non mi curo e osservo, carpisco, faccio scorta e mi meraviglio di una risata nuova, buffissima. Ascolto, pensoveloce, illumino gli strumenti, olio gli ingranaggi, faccio a capire, forse così lo schianto arriverà piano, mi dico. Che senza i fanali, di notte, si deraglia più facilmente. E se c'é anche solo un po' di nebbia il viaggio è a rischio. Ma gli occhi, stanchi, si chiudono, non c'é bisogno di pensar tanto, quando l'indugio della ragione la fa troppo lunga, basta ascoltare il corpo. Sei stanca, riposati. Parti domani, forse.

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