giovedì 31 dicembre 2009

Stelle.


Parole, immagini, movimento che non si arresta, trasformazioni in corso, meraviglie e scoperte. Frastuono, rutilante vortice che shakera l'anima. Anima un cazzo, mica ci credi all'anima, ma cosa scrivi? No, sì, già, è la confusione, era una metafora magari, che ne so, pare che io le usi, me l'hanno detto, io ci credo se me lo dice chi mi legge. Financo la sineddoche, mi hanno attribuito. E invece adesso, il niente. Figurato, il niente, nel senso che il foglio resta bianco. Il foglio? Ma se tu scrivi sul portatile, ma che ti sei bevuta il cervello? Non sarà l'ora di andare a letto? Mi pare che ci sia parecchia confusione, sì. Sì, infatti, è la confusione, non intendo un vero niente, non é quella nebbia schifa che inghiotte il paesaggio e lo cancella nella tristezza e che fa affondare Artax. No. E' un'altra cosa, è una sostanza, c'é. Ed è materia. Ed è diversa. Fondamentale, questo. E allora le parole si fermano, attendono, si rifiutano. Che deve posarsi, fermarsi la scossa sottopelle che fa vibrare il mondo. Tornano solo nel ricordo, le parole e riemergono, piano, lentamente affiorano e si mostrano. Fanno un bel quadro, vedo i colori, le forme, il segno. La scena è quella che è, non importa scegliersi un punto di vista e attribuirle tristezza, rabbia, rimpianto. E' quella, punto. Le antenne dicevano tutto, una stagione di sorrisi è un bel regalo, adesso è inverno e non sarà uno dei dieci raccontati nel film di Mieli in cui Camilla e Silvestro si inseguono di neve in neve fino all'happy end. Qui niente sconti, non si fa credito agli imbecilli, l'happy end è già abortito, l'albero sparito, il dialogo mancato. E' un film muto con un senso di ridicolo. Mostra tutto il suo lato patetico senza pudore. La scena è lì e si offre. Agli occhi miei, che posso chiuderli, ma anche di tutti quelli che me la raccontano e me la fanno entrare dalle orecchie. E' una violenza, penso, ma io lo so che non vanno bene, gli occhi chiusi. Mi sento allora in imbarazzo due volte, per i miei stupidi trucchetti e per aver dato l'impressione di esser talpa. Invece vedo. E mi sento presa in giro, rattrappita, stretta in un pugno di indifferenza e superficialità che anche se sa che può far male, se ne frega, perché l'importante non è l'intorno, è l'io e il resto è ingombro, nella foga rotola e travolge come se niente fosse. E allora trovo. Si chiama rifiuto. Lo trovo mentre parlo con un'amica e vedo l'immagine di piccole piante tenute all'ombra. Mi vado contro per non perdere il sole e sottraggo, razionalmente, perché mi sto appassendo. Sottraggo con enorme sforzo, e duole. E parecchio. Anche levando, si mette un cubetto, talvolta. Perché non basta argentare le stelle e tirarle a lucido, brunirle fino a farle brillare. Vanno curate, le cose che si fanno. Le parole riafforano, riaffora un gesto lieve, guardo il quadro e faccio il dietro alle stelle.

3 commenti:

  1. The stars are wonderful. This year - I must start learning Italian. My father in Law is Italian... I LOVE Italy! And your blog is another reason to learn! Tanti Auguri to you too and a FABULOUS 2010 full of stars!
    xx Ange

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  2. I just added this webpage to my google reader, great stuff. Cannot get enough!

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