mercoledì 18 novembre 2009

Sole rosso (con rospa).

Mirò Senza titolo

Novembre, il sole e le foglie gialle oro del ginko. Grandi cose si svelano nel silenzio. Il sottofondo musicale ripete "e il mio maestro mi insegnò come è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire" e scuoto la testa e mando avanti, che un maestro se fosse tale ti insegnerebbe a trovare l'alba nell'alba e l'imbrunire nell'imbrunire e non a farti tante seghe. Io me ne sto facendo tantissime e mi perdo tutta l'energia. A volte la ritrovo in semplici gesti, carezze e occhi, parole e rifiuti. Esplode rossa come un sole enorme e io piccola macchiolina verde ne sono investita e meravigliata. Sono un animalino semplice e ho le verruche sulla schiena, ascolto il canto notturno e mi dirigo all'acqua con i primi caldi. Mi porto i maschi sulla schiena, quando serve, amo il loro canto dolce. Sono una rospa anomala, ho gli occhi e le antenne, io. E vanno usati tutti, questi organi. Amo dei rospi e dei ranocchi, qualche salamandra e l'elusivo tritone. Poi torno alla tana, perché l'unica regola che ho trovato in queste cose è Basta che funzioni, non c'é altro, se smette di funzionare ci si separa. E' in quella separazione che ogni volta rischio la vita, probabilmente attraverso strade trafficate e rischio lo spiaccicamento. Perché mi arrotolo in casini di onnipotenza, depressioni, rabbie, taglio delle robe per non essere brutta, poi non riesco a capire se mi fotte il superio o devo solo riaffermare le antenne. Più di tutto mi taglia le zampe fare i vuoti, cancellare. Perché cancellare un'altra persona, cancellare un rapporto significa cancellare anche una parte di sé, amputarsi. Nel superficiale e frettoloso mondo delle Bridget Jones funziona, ma forse io non sono così piatta, perché non ci son mai riuscita. In tutto questo marasma gracido spesso e mi lamento, trovo amici che mi portano sulla sponda erbosa con mani delicate. E una volta messami in salvo mi frustrano incessantemente. Sono lenta, ho le zampe corte. E il mio retroterra è fatto di una cultura malata e violenta, che induce all'assistenza, al martirio, al vittimismo e spenge ogni slancio. Ero impantanata in un fango pesante e colloso, adesso si è seccato e si è fatto leggero. Sto qui a pensare al passo successivo, immobile. Benché abbia salito tutte le scalette adesso guardo giù dal trampolino e non mi tuffo. Ma in questo immobilismo perdo il centro e perdo me. Se mi tuffo me lo sciacquo tutto di dosso, è vero, ma intorbiderei acque pulite. Appena tutta la crosticina secca si staccherà sarò pronta al tuffo, penso che sia così. CRA CRA CRA.

6 commenti:

  1. A volte si sta meglio sul bordo del trampolino...

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  2. I WOULD LIKE TO BE A DOT IN A PAINTING BY MIRO

    I would like to be a dot in a painting by Miro.

    Barely distinguishable from other dots,
    it’s true, but quite uniquely placed.
    And from my dark centre

    I’d survey the beauty of the linescape
    and wonder -- would it be worthwhile
    to roll myself towards the lemon stripe,

    Centrally poised, and push my curves
    against its edge, to give myself
    a little attention?

    But it’s fine where I am.
    I’ll never make out what’s going on
    around me, and that’s the joy of it.

    The fact that I’m not a perfect circle
    makes me more interesting in this world.
    People will stare forever --

    Even the most unemotional get excited.
    So here I am, on the edge of animation,
    a dream, a dance,a fantastic construction,

    A child’s adventure.
    And nothing in this tawny sky
    can get too close, or move too far away.


    VORREI ESSERE UN PUNTO IN UN QUADRO DI MIRÒ

    Vorrei essere un punto in un quadro di Mirò

    appena distinguibile da altri punti,
    certo, ma disposto in modo del tutto unico.
    E dal mio oscuro centro

    contemplerei la bellezza dell’orizzonte
    e mi chiederei se valga la pena di
    rotolare verso la striscia color limone,

    posata centralmente, e di spingere le mie curve
    contro il suo bordo, per attrarre su di me
    un po’ d’attenzione.

    Ma sto bene dove sono.
    Non capirò mai del tutto cosa avviene
    intorno a me, ma è proprio questo il bello.

    Il fatto di non essere un cerchio perfetto
    mi rende più interessante a questo mondo.
    La gente mi guarderà sempre

    e anche i più insensibilli si emozioneranno.
    Eccomi qui, sul punto di animarmi,
    un sogno, una danza, una costruzione fantastica,

    l’avventura di un bimbo.
    E niente in questo cielo fulvo
    può avvicinarsi troppo, o andarsene troppo lontano.

    da The Country at my Shoulder, 1993 (tradotta in "L'India dell'anima", Le Lettere 200-2006)

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  3. @Andrea: ma prima o poi bisogna tuffarsi, riscendere dalla parte delle scalette è una rinuncia troppo grossa.

    @Sirsir: Grazie, è bellissima!!!!

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  4. Sì,sì,prima o poi...intendevo dire che però rimanere un po' di tempo sul bordo può essere istruttivo e aiuta a capire il momento giusto per tuffarsi(che poi è quello che dici nel post...).'Per rinascere ogni volta dall'acqua all'aria'...e vediamo se riconosci la citazione! ;-)

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  5. Eh, Flavio Giurato ancora non l'ho affrontato... ancora:-)

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  6. Ti consiglio il libro:"Se incontri il Buddha per strada, uccidilo".

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