sabato 19 settembre 2009

Soluzioni.

Ancora lì a pensare al film, ovviamente. In mezzo al resto, ok, ma con un brincello di pensiero ancora lì sto. Già il titolo porterebbe a una considerazione ovvia. Se la soluzione è razionale si oppone a quell'irrazionale affascinante e misterioso e non gli si adatta in nessun modo, ergo è previsto il fallimento. Data la trama e il pasticcio di sentimenti e casuali intrecci di coppie e sguardi ariecco che potrebbe uscirne fuori la solita pappardellina di rapporti e separazione, la fantasia e la diversità e il desiderio e tutto quanto ho già detto e ridetto post dopo post e invece Hop! esce fuori tuttaltro. Mi ha fatto pensare a Rabelais. E poi mi ha fatto pensare alla parola colpa. Rabelais che univa una cultura smisurata ad uno spirito giocoso che si beffava della morale. Come un bambino mescolava il guizzo del sapiente all'escrementizio e al gioco, rendendo all'uomo quell'unità vitale tra la sua parte "alta" e cerebrale e quella terragnola e "sporca". In questa mescolanza e per questo risultato Rabelais fa mostra di conoscenza, di saper creare distaccandosi da tutto ciò che lo contornava all'epoca. Che il Sangre de Toro trincato abbia disturbato le sinapsi e aggrovigliato i fili? Che cosa c'entra Rabelais con quei mambrucchi bianchicci e svedesi che si inventano convivenze improbabili? C'entra. Penso a Erland e al suo bisogno di metter tutti intorno al tavolo e fare delle regole per regolare quello che invece non ha schemi. Riportare la scossa dell'innamoramento a un "momento che passerà e poi tutto tornerà come prima". Come se il sentimento fosse monolitico, l'uomo un macigno. Sposti qualcosa intorno ma il macigno resta uguale. Erland che nega il corpo e la passione e si rifugia nel cervellotico glaciale infelicitando la vita di tutti e annullando tutte le altre realtà umane che non siano la sua. Povero Erland. Bastardo Erland, sempre buonissimo e sempre comprensivo. Violento ed egoista nel sistemare tutto per il proprio rendiconto con indosso una maschera compassionevole. E' un buon cristiano che insegna agli altri il matrimonio e non è neanche innamorato della moglie, il tapino. Che c'entra Rabelais? C'entra. Fa un uomo intero, François, lo ripulisce dai moralismi. Invece Erland deve scacciare il senso di colpa, sistemare tutto, perché quello che è successo, l'innamorarsi, è roba da colpevoli, va gestita e resa meno scandalosa possibile. E' un incidente, l'innamorarsi. E' come uno sbaglio a cui porre rimedio. Ma vaffanculo, Erland.

2 commenti:

  1. Tu meriteresti una rubrica su qualche giornale! Mai lette delle recensioni così intelligenti e profonde!!!!

    Il cancellatore di hard disk

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