lunedì 2 febbraio 2009


Oggi era freddo e grigio. Il convento non ispirava altro che malinconia e vecchi ricordi, mentre una ruspa stupida solcava la terra e schiacciava i grossi tubi di plastica rossa andando avanti e indietro in quello che un tempo era l'hortus conclusus. La luce intermittente del lampeggiante giallo andava e veniva. L'odore dei candelieri era appena un po' svanito, ho preso alcune misure per una cornice che deve esser pronta a fine mese, ho messo da parte le mie mensoline per la cucina. Che io, prima o poi, ho deciso, avrò una cucina. O per lo meno un angolo cottura. O un posto su cui appoggiare il mio fornellino da campeggio. E accanto a quello metterò le mensoline, che adesso sto preparando. Mi sono messa a fare foto. L'unica era guardare in alto, lontano dalle gru e dalla californiana che brillava arancione. Tutti i colori splendevano nella pioggia e i dettagli erano belli, ma componevano un quadro di grande solitudine. La cella è sempre stato il mio nido, dove prendere un thé caldo, ordinare la pizza per cena continuando a lavorare, dove a volte il campanello ha suonato a sorpresa. In questo momento ho sentito tutti gli affetti troppo lontani per venire a suonarmi il campanello. E così ho preso un grosso pezzo di faesite che avevo sporcato tempo fa e ce li ho messi tutti sopra.

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