mercoledì 31 luglio 2013

Scrigni e tesori.




Respirare

In preda all'angoscia e a non so quale crollo emotivo esco di casa che è già buio. Lo so, sto facendo la crisi. E allora cammino nella serata deserta e mi chiudo a villa villacolle. Io e Gregorio e basta. Devo fare delle cose ben precise. E così stacco il cervello, stacco la spina, mi disconnetto. Tellurica sì, ma mi necessita l'assestamento. E allora mi stendo a pensare, semplicemente. Che tutto il caos sedimenti e si plachi il turbine. Pensieri, solitudine, distanze. Dormo. Lavoro, nel silenzio soltanto la musica, che a volume bassissimo saltella dai Led Zeppelin alle ninnenanne, dai canti anarchici a Yo Yo Ma. Da sconnessa, succede l'imprevisto. Villa villacolle si riempie di presenze. Tolto il brusio dei social, della messaggistica, delle notifiche disturbanti, ritrovo pace e una dimensione persa dietro a parole vuote. Silenzio. Mi ritrovo intera, integra, pulita. Gregorio fa finta di niente. Forse stanotte mi ha raccontato in un sussurro tutto quello che ha scritto nel suo libro poderoso. Mi sono svegliata nell'alba fresca, nel microclima di villa villacolle, mia isola sconosciuta. Ha una bandiera questa mia terra? Ce l'ha. Sì. È una bandiera rossa. Pasionaria, vessillo della vitalità. Un po' consunta, leggerissima, un poco scolorita dalle intemperie e le traversie. Penso alla bandiera del colera di Fermina Daza e Florentino Ariza. No, niente escamotage a villa villacolle, nessuna malattia neppure per finta. Gregorio. Ho visto tutto, ci credi? Nessuna maschera. Nessuna indifferenza. Non posso far entrare veleni, dissociazioni, pensieri malati che mi tolgono l'aria. Questo è il mio studio, questo è il mio nido, qui nasce tutto. Qui riposano tutti i ricordi del convento e della cella. Ci trovo pace, trovo il segno e quella leggerezza che sceglie i giusti colori, il tratto e la concentrazione che permette di saggiare la consistenza del gesso o della colla. Qui dentro sto tutta io. Qui dentro nasco io. Gli altri, fuori. Gregorio, che hai vegliato i miei sogni, mi hai parlato tu o ti ho parlato io stanotte? Prendi tutta questa infinita tristezza, te la lascio, scrivine tu e fanne quello che vuoi, io cerco altro.
Da sconnessa ricevo sms che mi confermano che esisto fuori dal virtuale. Mi sento riallineata, senza ombre. Esistono più piani, esistono i livelli, ogni cosa ha un suo posto. Sconnessa, sono.
Il caffè, i cornetti, i rumori dell'ennesima ristrutturazione in uno degli appartamenti vicini. Interferenze trascurabili. Cerco nei segni, studio i simboli, ogni cosa va da sola al suo posto e mi acquieto. Il cartone è consistente e lo taglio, con infinita pazienza. Una strisciolina finissima per volta, aggiusto la misura, lo caletto con delicatezza, senza forzare. Come si fa con chi non si conosce, con cura, lentamente, per non sciupare tutto prima ancora di iniziare. Bisogna sempre fare attenzione a cosa stiamo toccando, a quanta forza stiamo usando.

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