giovedì 27 settembre 2012

Spazi.

specchierine cm 26x26

Dopo i lavori per il soffitto a Villa Villacolle sembra cresciuto lo spazio. Forse ho razionalizzato, forse ho ammonticchiato diversamente. Di sicuro qualcosa ha cambiato posto e la promozione settembrina via facebook delle specchierine ha funzionato. Queste sono le ultime superstiti. A Villa Villacolle si sono affacciate amiche selvagge per qualche ora disorganizzata mordi e fuggi e ora i disegni appesi sono aumentati. Purtroppo non ho ancora pulito come dovevo, che non mi ci entra mai di fare tutto e in questo momento arranco altrove. Principalmente direi che sto battendo il capo sul marketing internazionale, la statistica e quasi affogo e riemergo speranzosa di rivedere presto un porto in lontananza. In realtà quasi tutte le mie energie si esauriscono in questo sradicamento esistenziale, nelle impertinenze e nelle distonie di questi ambienti che cozzano. Trovarsi a parlare di ICT con uomini di marketing che ricordano la loro prima email, il loro primo skype e sospirare sul proprio passato in quell'altrove strano che era fuori dal mondo. Oh, ma pensa, voi comunicavate via skype da un ufficio all'altro. Noi avevamo la scopa (in realtà qui si chiama granata) e la picchiavamo di punta sul pavimento. Poi ci affacciavamo sull'hortus e aspettavamo che il falegname al piano di sotto facesse lo stesso. L'Information and Communication Technology disponibile al convento non prevedeva neanche un fax o almeno un fisso. Ma dove son vissuta, io? E con questo passato, dove voglio andare? Come si mixa il mondo del marketing con la mia visione etica del mondo? Il meraviglioso pastore Michele dell'Oasi Zegna, come lo infilo in questo mio percorso? La decrescita, gli ecovillaggi, le pecorenere, la pastamadre. Che c'entro io con questa connessione permanente che mi leva il tempo? Non so. Cambio canali di comunicazione per ritrovare spazi e ricomporre i pezzi. Ho bisogno di tempo e concentrazione per guardare in giro e raccogliere i cubetti che si son sparpagliati, esplosi nella violenza sorda e cieca che mi ha azzerata e mi fa pensare ogni mattina che me lo son meritato; perché in tutto questo smarrimento non ho neanche i bordi così definiti da trovare una sana incazzatura e un bel vaffanculo. Mi spengo in una depressione schifa, e piango. E quando uno piange non riesce neanche a vedere dove sta andando, le lacrime offuscano la vista, si perde la segnaletica. Allora cerco gli spazi, i silenzi, scremo. Mi han regalato un paio di scarpe. Se non saranno gli occhi a portarmi sulla via giusta, forse mi guideranno i passi. 


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