mercoledì 4 maggio 2011

Beatles.

Mi sveglio al mattino e parte la rumba delle cose da fare, nella testa metto in fila gli appuntamenti, le bollette, le scadenze, i ritardi, le incomprensioni, le difficoltà, le stanchezze. Non faccio in tempo a ricordare i sogni, partono subito le liste e questo lo trovo molto triste, per sentirmi un po' poetessa. Dice Non fare le liste, che sennò stai peggio e non risolvi niente. Poi allunga l'idea e dice Non serve fare le liste, servono solo a chi sta male dentro ma cerca una giustificazione all'esterno. Allora smetto, non faccio le liste, mi cavo dal letto e inizio la tarantella dei devo, li organizzo tutti in fila e parto: la lavatrice, l'aspirapolvere, la colazione, le telefonate. Perché forse se faccio le liste individuo le cose che mi fanno star male il di dentro e posso agire sul fuori? Strafogo i biscotti di farro nell'Earl Grey, intanto la lavatrice centrifuga, i gatti dormono, l'allergia si mescola con il mal di gola e il moccicone. Che gli squarasci improvvisi mi inzuppano le ossa e anche quando non piove finisce che mi scordo il sacchetto per imbustare la sella del pomodoro e tengo sempre a mollo il culo sulla gommapiuma inzuppata. Dietro al vetro scoppiano il verde e l'azalea, nevica polline batuffoloso, il cielo vira ad un cupo grigio blu nonostante il barometro segni sole splendente. Me ne sto serrata dietro indicazioni condominiali: disinfestazione in atto, serrare, non stendere, soffocare in casa nel pelo di gatto. Obbedisco all'idea di torme di scarafaggi metropolitani che risalgono i muri e bussano ai vetri in cerca di salvezza. Me ne sto serrata nel vortice di pelo e polvere a smoccicare sul profumo dei panni stesi in cucina. Neanche un mese fa mi sentivo una donna in carriera, mi sfavillavano le possibilità del tutto in potenza, investimenti, progetti, rivoluzioni. Poi pagato il condominio, l'affitto, il dottore, l'omeopatia, e messi in conto il vetraio, l'intagliatore e gesùmorto (come si dice qui) poco altro rimane da razzolare, si va in rosso in picchiata e mi sento una pezzente, mi sento soffocare come una miserabile, schiacciata nell'ansia, senza svolte, coi piatti nell'acquaio e in testa la canzoncina dei Mercanti di Liquore. Che sì, il capitale distingue l'uomo dall'animale. Ma in certi casi lo fa diventare soltanto una bestia. E mentre cazzeggio per svagarmi e razzolo in giro per discussioni colte trovo una cosa che ritengo veramente buffa. Una di queste intellettualissime discussioni è incentrata su un'affermazione di Veronesi, secondo il quale l'aggressività sta nei geni. Grazie al cielo (sempre più nero e minaccioso come le blatte che risaliranno dalle cantine questa notte) quasi tutti si indignano e affermano che il genoma non ha a che fare con i tratti caratteriali, che sono casomai frutto dell'ambiente, dei rapporti, della cultura, della società ecc ecc ecc. Eppure nessuno si astiene dal citare esempi idioti tipo: Eh sì, ma studiando le scimmie, i pangolini e le comunità di struzzi è ben chiaro che funziona così e quindi l'uomo che è sempre bestia comunque deve andare di pari passo. Eh sì, certo. Ma come è che non si legge mai: Avendo studiato la cosa sui topi appare chiaro che le balene funzionano così. Avendo fatto ricerca sulla farfalla appare scontato che il coccodrillo farà lo stesso. Siccome il salmone fa questo, ovviamente sarà la solita pappa per la zebra. Io credo che nessuno troverebbe logiche certe deduzioni. Eppure l'uomo non si sa per quale imbecillissimo motivo va sempre compreso in relazione a qualche pennuto o peluto animale, quadrupede o bipede o pinnemunito. Mi guardo bene dall'intervenire nelle discussioni colte, fuori inizia il diluvio e devo andare a un appuntamento di lavoro, devo vuotare l'acquaio per far posto alle piattole e vedere di darmi una calmata o mi verrà un infarto prima della fine dell'anno. La mia vitalità è andata abbastanza a margherite, la mia teoria in merito è che a volte si fanno cose mettendo il tappo ad altre e così si va di gran carriera per certi versi, però la pentola a pressione che si ha in qualche angolo fa un sacco di danni in silenzio. Poi parte il fischio e devi farci i conti e a quel punto si sgonfia anche tutta quella parte che sapeva andare di gran carriera ad occhi chiusi. Adesso sgombero il lavello e affronto il mondo esterno. Io, la mia parte sgonfia e la pentola a pressione al seguito. Che son tutte in ballo, tra rumbe e tarantelle e quadriglie e ognuna balla a modo suo e pesta i piedi alle altre, che se la convivenza fosse stata semplice non mi sarei ritrovata a rimpinzarmi di gocce, pasticche e punture a orari più o meno cadenzati.

5 commenti:

  1. Meno male che l'hai detta tu per me. Soprattutto la pressione e la spressione.
    Ma io ho avuto un omeopata altruista che si è reso inutile in fretta. Come dice la medicina cinese, un medico lo paghi per i giorni che stai bene. Ché quando ti ammali ha sbagliato qualcosa.

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  2. Ma le nutrie la fanno la lavatrice? E dove li stendono i panni? E mentre aspettano che asciughino cosa leggono? E s'incazzano se piove appena hanno steso il bucato? Se la prendono col meteo sbagliato? Ma è l'aggressività o l'incazzatura? Ah le nutrie...

    Sei meravigliosa quando scrivi post come questo!

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  3. Come adoro ste riflessioni!!!
    Il fatto è che sono vere tutte e due, il problema è trovare i giusti confini, i veri limiti.
    Cioè mi pare vero che l'ambiente, la cultura, la famiglia ecc. influiscano.
    E mi pare pure vero che qualcosa è innato, genetico ecc.
    Ma dove sono i confini?

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  4. Qualcosa forse è innato, alcuni sono più aggressivi di altri, ciò è normale se si pensa alla normale selezione naturale, alcuni sono più riflessivi, altri più impetuosi...Certo ciò non ne farà per forza degli assassini, dei filosofi, delle persone di azione, non se li si metterà in condizioni ambientali/sociali/psicologiche che faccian si che quelle caratteristiche innate si evolvano o degradino in azioni violente, o in caratteri chiusi quasi autistici, o sconsiderate...abbiamo cero avuto persone impetuose in grado di essere profondi filosofi, persone riflessive che sono giunte ad uccidere, o impetuosi che hanno indotto altri a non uccidere o compiere gesti avventati, a riflettere...

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  5. Carissima, prima d tutto fatti coraggio, la vita è un'ottovolante e non c'è altro da dire in merito alle ascese e alle picchiate, basta non perdere il batticuore ( io sto scarsa a questo ultimamente) .
    Sull'aggressività sto leggendo un libro di un sociologo italiano che dice che il male ha una fortissima componente ambientale e non necessariamente genetica ( sono solo il 10% quelli nati cattivi) , quando finisco il libro ti faccio sapere meglio: io sono per il fifty-fifty.
    Però fatti dire che sei una che ha un sacco e mezzo di cose dentro che scritte sono un incanto.

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