Il fatto di avere a che fare con un pensiero nuovo e di approfondirlo porta necessariamente ad un nuovo approccio con il pensiero vecchio e puó succedere che lo si scopra pensiero debole, perdente, superstizioso, comodo. Se la cosa non spaventa si possono leggere libri, seguire lezioni universitarie, parlarne con gli altri per capire di più e meglio. Ma dato che il pensiero non puó esser scisso dal corpo, alla teoria dovrebbe far seguito un'azione. Niente di semplice la teoria, figuriamoci la prassi. Che i discorsi li sostituisci con facilità se padroneggi un argomento, ma sulla prassi bisogna anche giocarsi un'identità ormai strutturata. Dopo due o tre giorni di post, di commenti e risposte e parole e chiacchiere agitate sul cuscino, giunge il momento che dal blablabla si deve passare alla realizzazione pratica. Un po' la prova del fuoco. Un po' la riprova del nove, che sennó sei solo chiacchiere e distintivo. Il fatto è che fin da quando ero piccola non so perchè ma ho un tremendo rifiuto per gli aghi, le siringhe, le punture. Ricordo il terrore dei giorni in cui, o per bypassare le fiale dei ricostituenti per via orale o per gli antibiotici, mi toccava la puntura. Quella spensieratezza cancellata, i giochi falsati dall'attesa e dall'ineluttabile. Lo stato di allerta sotto la superficiale noncuranza. Vorrei l'eloquio di Michele Mari per poter rendere l'idea di quell'angosciosa epopea di bambina. A cui si univa la vergogna quando la cosa si faceva pubblica. Mi rivedo atterrita nell'aula della scuola elementare mentire stoicamente per scampare al test della Mantù, e anni più tardi di fronte al vaccino della rosolia. Ogni volta mia madre era costretta a venire a prendermi nei giorni seguenti e portarmi in infermieria, dove la dottoressa colpiva. Una donna alta, tutta piedi, adunca. Ricordo la visita prima di poter diventare apprendista, quando inaspettatamente mi propinarono il richiamo per l'antitetanica. Agghiacciante, balbettai, troppo improvviso per una reazione, mi mossi come un'automa. Mi è rimasta impressa la meraviglia di non sentire tutto quel dolore e la realizzazione: quel che mi ripetevano i miei e la odiatissima signora Teresa con la crocchia ad ogni puntura, mentre strillavo e sguillavo, contratta, le paroline magiche Stai buona, stai morbida così non senti niente, non erano menzogna. Ma io piangevo e in quelle mele secche e dure e rigidissime l'ago era un tormento. Poi niente più vaccini, nessuna puntura, solo qualche sofferto esame dal sangue. Affrontato male, malissimo, con il malessere già dal momento dell'impegnativa, il nervosismo dei giorni seguenti fino all'annichilimento del mattino. Mi ha salvata sempre l'accompagnamento del babbo, il prelievo fatto da mia sorella. Paura? Fobia? Non so dare un nome, non ce l'ha, qualcuno si nasconde dietro alla Sindrome vagale, qualcun altro semplifica la cosa parlando di isteria. Io, fermandomi alla semplice definizione di fifa mi dó della vigliacca impedita. Quando due giorni fa ho varcato la soglia del medico antroposofo sapevo che sarebbe stata dura, che avrei anche dovuto lavorare su di me. Ma credevo in maniera più soft. Mi tremavano le mani mentre mi consegnava la terapia, ero nel panico. Punture. Da farmi in un preciso punto. Io da talebana quale sono ho inteso la cosa come globale. Certo, avrei potuto farmele fare. Ma se la cura ha da essere totale, se sono solo una vigliacca e non ci sono patologie invalidanti, se tutti lo fanno, perchè io no? Ho pianto due giorni, ci ho messo un paio d'ore, mi tremavano le mani, ho temuto di svenire, ma alla teoria è seguita la prassi e ho dato al cesso trentapassa anni di paura degli aghi. Io, da me, mi son fatta la sottocutanea. Affanculo l'identità vecchia, son nuova, che nascita!
venerdì 22 aprile 2011
Teoria e prassi.
Il fatto di avere a che fare con un pensiero nuovo e di approfondirlo porta necessariamente ad un nuovo approccio con il pensiero vecchio e puó succedere che lo si scopra pensiero debole, perdente, superstizioso, comodo. Se la cosa non spaventa si possono leggere libri, seguire lezioni universitarie, parlarne con gli altri per capire di più e meglio. Ma dato che il pensiero non puó esser scisso dal corpo, alla teoria dovrebbe far seguito un'azione. Niente di semplice la teoria, figuriamoci la prassi. Che i discorsi li sostituisci con facilità se padroneggi un argomento, ma sulla prassi bisogna anche giocarsi un'identità ormai strutturata. Dopo due o tre giorni di post, di commenti e risposte e parole e chiacchiere agitate sul cuscino, giunge il momento che dal blablabla si deve passare alla realizzazione pratica. Un po' la prova del fuoco. Un po' la riprova del nove, che sennó sei solo chiacchiere e distintivo. Il fatto è che fin da quando ero piccola non so perchè ma ho un tremendo rifiuto per gli aghi, le siringhe, le punture. Ricordo il terrore dei giorni in cui, o per bypassare le fiale dei ricostituenti per via orale o per gli antibiotici, mi toccava la puntura. Quella spensieratezza cancellata, i giochi falsati dall'attesa e dall'ineluttabile. Lo stato di allerta sotto la superficiale noncuranza. Vorrei l'eloquio di Michele Mari per poter rendere l'idea di quell'angosciosa epopea di bambina. A cui si univa la vergogna quando la cosa si faceva pubblica. Mi rivedo atterrita nell'aula della scuola elementare mentire stoicamente per scampare al test della Mantù, e anni più tardi di fronte al vaccino della rosolia. Ogni volta mia madre era costretta a venire a prendermi nei giorni seguenti e portarmi in infermieria, dove la dottoressa colpiva. Una donna alta, tutta piedi, adunca. Ricordo la visita prima di poter diventare apprendista, quando inaspettatamente mi propinarono il richiamo per l'antitetanica. Agghiacciante, balbettai, troppo improvviso per una reazione, mi mossi come un'automa. Mi è rimasta impressa la meraviglia di non sentire tutto quel dolore e la realizzazione: quel che mi ripetevano i miei e la odiatissima signora Teresa con la crocchia ad ogni puntura, mentre strillavo e sguillavo, contratta, le paroline magiche Stai buona, stai morbida così non senti niente, non erano menzogna. Ma io piangevo e in quelle mele secche e dure e rigidissime l'ago era un tormento. Poi niente più vaccini, nessuna puntura, solo qualche sofferto esame dal sangue. Affrontato male, malissimo, con il malessere già dal momento dell'impegnativa, il nervosismo dei giorni seguenti fino all'annichilimento del mattino. Mi ha salvata sempre l'accompagnamento del babbo, il prelievo fatto da mia sorella. Paura? Fobia? Non so dare un nome, non ce l'ha, qualcuno si nasconde dietro alla Sindrome vagale, qualcun altro semplifica la cosa parlando di isteria. Io, fermandomi alla semplice definizione di fifa mi dó della vigliacca impedita. Quando due giorni fa ho varcato la soglia del medico antroposofo sapevo che sarebbe stata dura, che avrei anche dovuto lavorare su di me. Ma credevo in maniera più soft. Mi tremavano le mani mentre mi consegnava la terapia, ero nel panico. Punture. Da farmi in un preciso punto. Io da talebana quale sono ho inteso la cosa come globale. Certo, avrei potuto farmele fare. Ma se la cura ha da essere totale, se sono solo una vigliacca e non ci sono patologie invalidanti, se tutti lo fanno, perchè io no? Ho pianto due giorni, ci ho messo un paio d'ore, mi tremavano le mani, ho temuto di svenire, ma alla teoria è seguita la prassi e ho dato al cesso trentapassa anni di paura degli aghi. Io, da me, mi son fatta la sottocutanea. Affanculo l'identità vecchia, son nuova, che nascita!
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Che meraviglia!!!
RispondiElimina:)
E che cazz! Manco faccio in tempo a riflettere una risposta in più all'altro post che ne nasce uno nòvo...
RispondiEliminaE intanto, la connessione mi manda in mòna il resto...UFFA!!
Brava, quello che non ti ha distrutto ti ha rafforzato.
RispondiEliminaEvviva la nuova!
Salutone
Dai, vediamo di contribuire...
RispondiEliminaAllora, io con iniezioni e punturine nn ho avuto traumi particolari: la prima iniezione che ricordo fu quella del vaiolo, che mi fecero quel frattino col credo primo pennino visto in vita mia poi mi misero sul lettino e zac! la punturina sulle chiappette che nn mi strappò nemmeno un urletto o un lamento (un sussulto si) lasciando mia mamma piacevolmente sorpesa.
Poi fu la volta della puntura a quattro aghi per la tubercolosi, si faceva quando si chiedeva per le vacanze in colonia, nel mio caso a Calambrone, due volte; stavo a guardare se quel segnetto nell'incavo del mio gomico cambiava come le immagini della scheda che ci consegnavano ma puntualmente restavo delusa: sana come un pesce.
Dato il terrore e le ansie di mia mamma crebbi con una certa paura del dentista, immaginatevi le volte (rarissime) in cui andai a visitarmi -accompagnata- per i denti rotti davanti, mamma asserì che una volta avevo avuto incubi, che io nn ricordavo già poco dopo. Mah! Quando mi fu regalata una serie di visite con rimedio annesso al posto del tfr dal mio primo lavoro, nn me lo feci ripetere. Andavo tranquilla tranquilla e felice e ugualmente ritornavo anche dopo le prime estrazioni e modifiche. L'esatto contrario dell'iper ansiosa mamma. Avevo 20 anni ma non avevo paura di alcun chè e nn avevo incubi...e tenete conto che cera un bel pò da fare là dentro ma tanto...
:) è tutto il giorno che svolazzo, leggera! Che separazione! Che vittoria! Cercate di comprendermi, lo so che non è niente di che e le punture sono una stupidaggine... Ma ero proprio incapace, impossibilitata... In casa mia, conoscendomi, non avevano parole.
RispondiEliminaEbbè,ognuno c'ha le sue manie, le sue paure venute da chissà dove...Io nn sopportavo le verdure cotte, non c'era verso...Oppure nn riuscivo a capire come leggere l'orologio, poi, un giorno PUF!! Tutto fu chiaro e progredii...
RispondiEliminacerco di capire.
RispondiEliminaragionate di malattia mentale, noxa e proxa, e passate a parlare della gente che si fa in testa e che si fa in vena, poi passate dal farsi in vena alla paura delle punture e quindi se riesci a farti le punture hai cambiato idea anche su tutto il resto?
ma è una figata!
funziona come il bersaglio della settimana enigmistica!
Oh! Io non so nemmeno che è un noxa, figuriamoci un proxa! Non ho nemmeno mai fumato tabacco in vita mia!!! Già tanto m'è andata di lusso se ho trombato!!
RispondiEliminaOh
RispondiEliminaPaper: m'hai fatto schiantare.
RispondiEliminaEcu: pensavo fosse molto più chiaro, una roba tipo unisci i puntini. Se il pensiero va da una parte, deve andarci pure il corpo. Se da tutta la vita ho una fobia, che mi fa tremare e venire le gambe molli e mi si annebbia la vista ma il mio pensiero è che la cosa può guarire non posso limitarmi a chiacchierare, devo affrontarla e facendomi un po' di violenza sorpassarla. L'identità non è un pezzo di marmo a cui rassegnarsi, si possono fare un sacco di nascite e separazioni. Io ho rattoppato un sacco di buchi. E' l'esatto contrario di quello che dici. Non è che se mi fo le punture cambio idea. E' stato dal cambiare pensiero e dal conoscere che sono arrivata a delle cose. Guarigioni? Sì, se penso alle robe che mi incasinavano anni fa e a cui pensavo di esser condannata... Erano tutte malattie del pensiero.
cosa cacchio è un medico antroposofo???
RispondiEliminacmq grande, meriteresti un premio più bello di un leccalecca o di una merendina. tò tò :* con il cuore.
Veloce veloce e passando passando Buona Pasqua a te e ai tuoi cari
RispondiEliminama da quello che scrivi non ho capito in che modo è cambiato il pensiero rispetto alla malattia mentale o a chi si droga. ho solo capito che hai superato una fobia
RispondiEliminaIO da piccola avevo una certa fobia dei cani, perchè Poppi, il coker psicopatico di mia zia, una volta mi aveva aggredito mentre cercavo di scavalcarlo, lui dormiente sulla soglia di casa,e io dovevo entrare. Che fare se no? Niente: avevo 5 anni, quello stronzo si è svegliato è mi è saltato addosso. No, dico: fortuna che era un coker! Mai confessato a nessuno. L'episodio. E nemmeno la fobia. Ora l'ho abbastanza superata, ma i cani continuano a starmi irremediabilmente sulle palle! Come dire..
RispondiEliminaFelice Pasqua a te che sicuro ritorni devotamente dalla santa messa pasquale! ;)