sabato 26 febbraio 2011

Vocazioni.


Mattina presto, sole, aria freddissima. Passo in fretta vicino ai motorini parcheggiati, tutti in fila. Per terra bucce di mandarino. Faccio sempre le stesse strade. Eppure non smetto mai di guardare. Guardo tutto, noto tante cose, in quell'esercizio particolare che è il godersi il mondo a passo d'uomo. Per terra un cuore di buccia di mandarino. Rubo al volo una foto e vado, e comincio il lavoro. Poi è successa una cosa e ho pensato molto all'Eleganza del riccio. Ripensavo a quando la protagonista racconta della sua infanzia e di come, nel momento in cui la maestra la chiama per nome, lei si sente come nascere. Si trova ad avere un'identità, consapevolmente. Sente di essere. Da piccola credo di averne fatte svariate, di nascite. Alcune le ricordo lucidamente, come alcuni sogni di quando ero veramente piccola. Poi molta nebbia, frustrazioni, crescita, realizzazioni, cose così. E poi una cosa precisa, che fu l'inizio di un qualcosa di nuovo. Di una nuova me. Con molti casini, goffaggini, anche qualche sega di troppo e forse a scapito della pazienza altrui. Eppure lì c'é stata una svolta. A ripensarci oggi, mi sembra preistoria. E ciò che era il prima, una gabbia infernale. Eppure quella sera lì è il momento tra il prima e il dopo. Invece del prima e dopo cristo io ho nella mia vita un prima e dopo Max. E non ha nemmeno dovuto chiamarmi per nome, non avrebbe potuto, non lo sapeva. E' che ci siamo guardati. Ed io avevo una faccia stranita sotto furie di adrenalina, reduce da due giorni di incitamento, stress, una lotta intestina tra quello che era sempre stato, la mia me incatenata, incapace, ferma a casa manco avesse avuto una palla al piede, chiusa dentro al proprio dentro e il desiderio di essere in un posto dove non mi avrebbe scarrozzato qualcuno. Rinunciavo sempre, se non c'era qualcuno con me. ma quella volta lì non volevo proprio. Prima fu rabbia, contro chi non mi avrebbe scortato. Poi contro di me che non riuscivo a farne senza. Allora ne parlai, tirai fuori l'incapacità. E dopo due giorni in cui mi ripetevo le parole del mio amico "Vai da sola, fai conto di avere un appuntamento con l'artista" ho inforcato la bici e nel buio, da sola, con la crisi di panico e l'euforia in circolo ho pedalato scomposta fino a quel non luogo sconosciuto. Ricordo di aver legato la bici con le gambe molli e i capogiri, di aver affrontato l'entrata con stoicismo ben sapendo che ero io ad essere impastoiata in qualche follia e che la normalità era andare, entrare, godersela. E come fosse un mantra mi ripetevo che avevo un appuntamento con l'artista, in loop, sostenuta da quella condizione sono arrivata all'ingresso. L'artista usciva in quel preciso momento. Io devo averlo guardato con una faccia tale che lui ha guardato me. Io lui. Lui me. Ci siamo voltati un secondo anche per guardarci di nuovo, lui come a dire Ma ci conosciamo? e io come a dire Che cazzo, son viva e non sono schiattata! ero così divertita da quell'appuntamento che si era avverato e dalla catastrofe che non si era palesata che da quel giorno fine delle crisi di panico, delle pastoie, del nonfare. Ho tenuto tutte le mail che poi gli ho scritto, tante, troppe, e le sue risposte in blu, da qualche parte, inaccessibili forse, devo ancora averle. Ho perso i suoi sms solo perché ho cambiato cellulare da quei tempi. I suoi numeri tuttora in rubrica, anche se non li ho mai chiamati. Reliquie, santini, ricordi. Che non avrebbe neanche avuto senso chiedergli l'amicizia su facebook. Questa mattina, inaspettato, dopo anni, un sms. Una cosa buffa, surreale, incomprensibile. E così mi son ricordata di quella serata alle Sieci e di quella volta al Sonar e il dentino e il video e il reading da lontano e a considerarla tutta, in questo mondo schifo dell'apparire, della mercificazione, del possesso, è tutta roba così sciocchina, niente di eclatante, trasgressivo, interessante. Una roba naive. Chissà come è che mi ha dato la svolta. Eppure me l'ha data. Sono nata al Saschall, ma evidentemente non per fare la groupie.

6 commenti:

  1. Ecco un altro interessante argomebto di conversazione...preparati la prossima volta!

    Ah! Ho le scarpe! NON esattamente come le volevo ma vanno bene...
    Mi raccomando, divertiti e osserva che pare da quella parti ne valga la pena!

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  2. Sarà fatto!! Buona domenica MissPlanes :D

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  3. spiegami i cambiamenti irreversibili
    sono l'unica che va in tondo nonostante la strada sia dritta e semplice?

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  4. @ecudiélle secondo me tutti andiamo in tondo, però talvolta ci separiamo, si spezza un filo e allora partiamo per la tangente verso altri tondi...
    chi lo sa se è una risposta, però io di spiegazioni da dare, temo di non averne per me, figuriamoci per gli altri

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  5. Ah, io durante la mia rinascita ho pure cancellato tutti i numeri di telefono inutili ;)

    By 'oca-'ola

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  6. 'oca-'ola io rospa come sono non faccio in tempo ad averli,i numeri inutili. Quelli lì non per niente li tengo in quanto reliquia.

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