giovedì 29 aprile 2010
Spoiler.
In uno dei libri che sto leggendo mi emoziono ogni volta che la Ginzburg racconta della sua infanzia. E mi cascano le palle ogni volta che comincia con la premessa: io non dovrei parlare perché non so perfettamente di cosa io stia parlando non sono all'altezza non sono un'esperta vivo fuori dal mondo. Poi me ne vado al cinema, esco depressa e incazzata e inizio un post che più o meno fa così: io non so la storia e i fatti e non dovrei parlare, però un po' vaffanculo. Ho un libro su Ipazia d'Alessandria che ancora non ho letto. Ne so la storia solo approssimativamente. Ero entusiasta del fatto che un personaggio del genere venisse fatto conoscere e serpeggiasse la domanda "Dove saremmo potuti essere se Ipazia non fosse stata uccisa proprio per mano di chi l'ha uccisa?". E ovviamente massimo rispetto ad un regista per aver fatto un film su di lei, che come prodotto è certamente più facilmente diffuso rispetto ad un libro o un saggio (sempre che la distribuzione non vacilli per l'interesse di qualcuno, oserei aggiungere). Però. Però io sono uscita depressa, annichilita, incazzata. E allora ho cominciato a ripensarci. Vero, la brutalità e la grettezza annichiliscono. E la biblioteca distrutta fa orrore. E fanno orrore tutti quegli uomini che si inginocchiano. Fanno orrore le stupide violenze di facili argomentazioni ottuse che cancellano lo studio, la ricerca. Ma di fronte a tutto questo nasce anche quel vitale rifiuto, il disgusto, e la rabbia, la reazione. Guardi e ti schifi. Ti schifi e guardi, ti schifi e guardi, ti incazzi e ringhi. Esci dal cinema e che ne so, magari diventi attivista dell'UAAR, per dirne una. E allora perché uscire depressi? Cosa c'é stato che ha cancellato tutta la reazione e ti ha afflosciato la vitalità? Perché arrabbiarsi e dire Uffa però che cazzo di film, così no. E' stato all'ultimo. Ecco, qua dovrebbe partire una musichetta del tipo *Attenzione, di seguito anticipazioni sulla trama*. Anche se bene o male la trama la si sa. In soldoni Ipazia era una scienziata di grande fama e conoscenza e questo ne ha fatto una vittima del vescovo Cirillo, per cui si sa dove si va a parare, si sa che alla fine di sicuro vien fatta fuori dai cristiani, non è che ci sarà un happy end. Ecco, questo era quello che mi aspettavo. Invece all'ultimo esce fuori quest'immagine viscida che forse dovrebbe simboleggiare l'amore, invece mi sa tanto di pietà, di un'assistenza pelosa, di una strisciante riaffermazione dello stronzo, di redenzione finale. A ripensarci in tutto il film non mi ricordo di aver visto un'altra donna a parte Ipazia. Solo delle donnine che accendevano (o spengevano?) le candele nella sala dei dignitari. Ah, e una che viene ignudata per strada durante le barbarie... E una schiava che raccoglie la croce che Teone non vuole avere in casa. Probabilmente tutto questo per spiegare che Ipazia era un'eccezione. Il padre stesso dice una cosa tipo "Già è una donna ed è una triste condizione, se poi si sposa deve anche sottomettersi, la preferisco sola". E con questo si spiega in due balletti il valore della donna di quel tempo e se sei sveglio capisci al volo e dici ok, ci s'é impegnato, se non cogli la sfumatura probabilmente vedrai per tutto il tempo una donna in mezzo agli uomini che fa esperimenti, parla di astronomia e fa anche un po' la figura della frigida alienata, che pensa solo al cielo mentre intorno la città è incasinata e soprattutto pare non aver sentimenti e tanto meno un sesso. Sì, certo, già sei un'astronoma, una filosofa, una saggia, mica vorrai nella vita pure avere un po' di cuore o una manciata di orgasmi. E insomma la poverella vive un po' al di fuori del mondo e appena si decide a camminare per la strada la raccattano e la portano al martirio. Che non eran mica cotiche, s'andava di pilloro e giù sassate. E te pensi. Ora c'é il martirio, la torturano e l'empietà sarà totale. A coronamento dell'efferatezza del pensiero, una bella immagine crudina da scienziati, un' immagine che lasci tutti annichiliti dai "cristiani" che fino a quel momento hanno disfatto icché gli è parso... No. Nel momento cruciale che poi è l'importante, visto che la morte di un personaggio geniale arresta l'evoluzione del pensiero parte l'anestesia. Salta fuori di nuovo lo schiavo che lei ha liberato tanti anni prima, innamorato di lei fino alle barbe, che si interessava alla scienza e faceva i modellini tolemaici ma poi dando prova di grande coerenza intellettuale rimane attratto da questa possibilità di "salvazione" che è il riscatto dell'aldilà. Uno che per tutto il tempo ha agito da babbeo occupandosi di robe mortifere e violente, cedendo sempre e fa il beau geste riparatore finale. Anzi prima telefona, mettendo in discussione l'agire dei parabolani che squartano stuprano e bruciano e non gli sembrano poi tanto seguire il verbo di dio e nel finale prende definitivamente le distanze dal loro agire e evita che la scuoino come un coniglio. Forse qualcuno avrà pensato per amore di Ipazia, per non farla soffrire, a me è passato per la testa che sotto sotto passasse un altro messaggino, che lo facesse interpretando quello che per lui è il volere divino, quasi come fosse lui il vero paladino del signore rispetto ai parabolani. E sfoderata tutta la sua bontà e carità cristiana soffoca Ipazia prima che la lapidino. Un vero gesto d'amore. E così anche il martirio di Ipazia viene addolcito, lo schiavo è redento e il pubblico rabbrividisce appena. Che gli unici martiri possibili nello scarso immaginario cinematografico che ho adesso a disposizione mi vien da pensare che siano comunque uomini. Non ricordo come si risolveva la questione di Giovanna D'Arco, ricordo Milla Jovovich esaltatissima ma non ho ricordo del finale, però ho l'impressione che lì probabilmente un po' di martirio era concesso, perché era cristiana. A Ipazia no, non concediamo neppure questo, è morta ma non ha mica sofferto tanto, ci ha pensato il buon Davo a darle una caritatevole eutanasia.