giovedì 8 aprile 2010

Lomotherapy.


Ultimamente portavo in giro un po' di peso inutile. Non caccio quasi più fuori la digitale per scatti ameni. Forse ho chiuso gli occhi o forse mi è venuta un po' a noia una certa piattezza di quell'aggeggino argenteo. Che sì, per carità, comodissima da avere a portata di mano. E poi cacciar fuori la scheda, infilarla nel piccettino e avere tutto trasferito dove deve. Eppure. Eppure da un po' di tempo pensavo alla mia vecchia reflex. Eredità nonnerna, usatissima, amatissima, ma in pensione da anni. E invece. E invece basta chiavette schede facebook aggiungi foto dall'unità. Che palle. A dire il vero non ho ancora riesumato la Pentax. Di più. Mi trovo ad avere in borsa una roba che a quanto pare è vintage, trendy e forse pure cool. Non ne ho idea, era la prima volta che ne sentivo ragionare. Però ho googlato per trovare un'immagine e pare che sia una roba psichedelica, ricercata, ganzissima. Non ne ho idea, di certo so che già l'aver comprato i rullini dopo anni che nemmeno li vedevo più, aver aperto il vano con timore e piazzato la pellicola goffamente, che neppure mi ricordavo più i gesti da compiere... E' stato già qualcosa. E quella forma, poi. Che pare un robo di balocchi, senza rifinitura, spartana, grossa, vecchia. Quel coloraccio strano che è quasi un rosso ossido, il mio rosso. E quell'omino nel logo che forse è lui, l'omo del nome. Solo a guardarla mi sento un po' Amélie. E in rete ho trovato un decalogo lomografico che racchiude tutta la filosofia dell'oggetto. O forse, meglio, la filomofia dell'oggetto. E così adesso aspetto di scoprire cosa ne caverò fuori.