giovedì 18 marzo 2010

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Sulla pagina del calendario del mese in corso c'é il ponte che le unisce. Guardano fiumi diversi, ma quel ponte inizia sulla sponda di uno e finisce sulla sponda dell'altro. Di notte è facile che i territori si facciano elastici, si stringano, si allunghino. E che i luoghi appaiano e scompaiano. Non c'é ancora quasi niente, forse neanche un indirizzo, di certo manca un campanello con un nome, un indizio, un suggerimento. Eppure lei lo ha trovato lo stesso, quel posto mai visto, ha superato il ponte e ha passeggiato sulle sue scarpe da ballerina, col tacco e il laccetto come le mie Camper ormai vintage, ha attraversato la piazza forse o forse no e raggiunto quel luogo ancora inesistente mi ha lasciato qualcosa. Poi con lentezza è ritornata a casa e si è soffermata appena su quel ponte. Ha provato a guardare giù, cercando le ninfee, nella luce del crepuscolo. Ma nel riflesso di quel fiume freddo per ora c'é solo il ricordo di una passata stagione. Forse ne ha conservato qualcuno di quei fiori rosati, forse ne ha dei petali seccati tra le pagine di un libro. Buoni per essere accantonati, buoni per saltar fuori un giorno all'improvviso, dimenticati, fragili e trasparenti, lontanissimi come quei giorni di spiagge e onde evaporate. Io ho preso la scatola di metallo nera e lucida del Jack Daniels, dentro tutte le matite e le cere di una vita, Giotto, Fila e preistoriche matite con un cappuccio di metallo di cui so ancora il sapore benché siano decenni che non lo tengo tra i denti e ho aggiunto due nuovissime matite con la punta intonsa, una arancione e una viola. Ho preso un foglio A4, ho chiuso la porta e spento il cellulare. E ho scoperto cosa mi aveva lasciato in regalo quella piccola donna.