sabato 27 giugno 2009

Pelle morta.

Girello un po' e anche dove non me lo sarei mai aspettato risuona la notizia. Anche senza dire chi bastano due parole, scrivere E' morto, e si sa quale è il soggetto. A me davvero non mi è cambiato niente, ma evidentemente è una roba epocale. Chirurgia, fobie, pedofilia, miliardi, stranezze, matrimoni, malattie, tutte robe da relegare al limite nell'indifferenza, nel rifiuto e nella pietà per tanta sofferenza mentale. Mai avrei creduto che avrei speso qualche parola su un tale essere disastrato. Forse è qualcosa di irrazionale a farmi pensare a quella foto intravista, perché non credo che mi abbia sfiorato la mente un pensiero circa un vuoto nel mondo della musica, al limite avrò messo insieme un cinico Un malato di mente in meno, ma a dirla tutta tutta nemmeno questo. Forse che iniziano a crepare quelli che erano da poco prima di me. Macché, non mi tange nemmeno così. No, devo essere sincera. Io ci ho pensato a questa cosa della morte di michael jackson. E proprio in relazione al fatto che non mi tocca per nulla. Che sere fa parlando di percezioni, tatto e consistenza un amico mi diceva che l'unica cosa che al tatto e alla vista secondo lui corrisponde sempre è la pelle. Io non ho ben capito cosa intendesse, credo in quanto mentre paragonava la pelle del divano a quella della mucca viva e alla pelle umana un po' di tarantole sotto alla mia di pelle me le sentivo e mi distraevano assai. Che forse io riponevo tutta la mia idea sull'argomento partendo dal fatto che toccare un oggetto inanimato o un animale o un essere umano son tre cose parecchio differenti, che mettono in moto tre bei meccanismi diversi e distinti. Tre sfere di rapporto che non si paragonano tra loro. Quando tocchi una bicicletta ti serve a una cosa, quando tocchi una persona c'é un rapporto in corso d'opera. Parecchia roba che forse si sta muovendo, mentre se prendi in mano un lombrico al massimo hai un moto di repulsione. La pelle. La pelle è tanta roba, è anche memoria. Io tocco i piatti, accarezzo il gatto, impasto il pane, ma una carezza me la ricordo e il resto no. Una mano tra le mie mi manca e provo nostalgia, la foglia d'oro no. E poi la pelle di un vivo e la pelle di chi non lo è più. Un essere umano che diventa un oggetto. Eccoci al nocciolo. Esseri umani che appaiono oggetti e danno quell'impressione "di plastica" già da prima. Chi lo sa cosa aveva scelto il cosiddetto re del pop per i pochi e martoriati resti mortali che lascia... se lo cremassero secondo me inquina... in terra poi a parer mio non è biodegradabile... io michael jackson lo immagino mummificato, ritto come una statua di cera, messo all'ingresso di una specie di museo, sotto una teca, eterno e imperituro. Identico come era da vivo insomma.

2 commenti:

  1. Appariremo cinici amica mia, ma questa celebrazione di un malato di mente da la misura del vuoto. Nel mondo dello spettacolo occorrono degli attori. Alcuni sono capaci di recitare la parte mentre altri ci cascano dentro. All'industria dell'intrattenimento questa differenza non interessa, basta che il prodotto venda. E adesso venderà molto bene le rimanenze di magazzino, gli inediti che spunteranno come funghi e via dicendo. Mi preoccupo molto di più del pubblico che apprezza questo tipo di spettacolo, del pubblico che segue le immagini di cartone e ci si identifica anche.
    E mi domando: ma che occhi hanno? E che sensibilità potrà avere mai la loro pelle?

    Perdonami se mi casca sempre il bavaglio, ma sono le cose belle che scrivi a farlo cadere!

    Lo sbavagliato

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