mercoledì 6 maggio 2009

Era d'agosto.


Genius loci

E' caldo, è agosto, la città si squaglia sotto al sole. Io che non ho mai avuto voglia e forza di far nulla ci pedalo in mezzo, senza morire d'afa e umidità. Trattengo il fiato vicino ai cassonetti per non svenire alla putredine. Incrocio a un tratto strade chiassose di non più ragazzi che brandiscono catini e bacinelle di plastica, zuppi da capo a piedi, vestiti e non, secchiate di improvvisata goliardìa per combattere lo stordimento di questo sole che ruggisce. Ci passo in mezzo e proseguo. Salite, piazze deserte che paiono più grandi e le strade solite mi sfilano davanti come una vaghezza. Arrivo. Non c'é ancora un posto per legare la bici, ma ci si arrangia e devo decidermi a buttare la vecchia chiave dell'ingresso principale o tutte le volte é questa caccia all'ingranaggio. Dentro è silenzio. Eco di porta che si chiude pesante e poi il fresco e niente altro. Ho già imparato i nuovi rumori. Così come ricordo quelli vecchi. Il portone di legno che veniva chiuso solo dopo le sette in via Villani, il portone sempre chiuso altrimenti entrano i gatti su via Giano. Due mondi diversi affacciati su due strade parallele, separati dai mattoni messi su dai fascisti. Perché i partigiani non scappassero da un lato all'altro del quadrilatero. Da una parte la necessità di far entrare chi cercava il fabbro il tornitore l'intagliatore e i decoratori. Dall'altra parte il rifiuto dell'invasione del mondo esterno, la cura del proprio silenzio e della concentrazione sul lavoro. Adesso la distinzione non c'é più, l'ingresso principale consente l'accesso a tutti i corridoi e chi entra per trovare il fabbro è libero di passeggiare e guardar dentro a tutte le botteghe. Anzi, laboratori. Niente più mondi segreti o misteriosi, semplici posti dove lavorare. Non sono più i pavimenti che erano, non ci sono più crepe dentro alle quali dormivano i ragni e i loro esoscheletri seccati dagli anni non formano più trine delicate negli angoli delle finestre. Oltre i vetri puliti il cantiere avanza il suo lavoro alacre e quasi niente è più al suo posto. Quei tocchi di nuovo e moderno ne fanno un posto vigliacco all'apparenza. Eppure è come se qualcosa, sotto alle mattonelle di cotto, nascosto dall'intonaco immacolato, dietro a quei cartelli che fanno bella mostra di sé e onorano le normative, sia rimasto silente ad ascoltare il lavorìo. Nonostante i picconi le mazzolate, lo scalpellìo e la demolizione qualcosa è rimasto. Lo sento quando entro da sola, nel tempo che rubo a tutto il resto. E' un nido, un nascondiglio, una salvezza. Sento il legame e la voce del convento quando trovo il corridoio allagato dal temporale e di domenica pomeriggio, nei corridoi deserti, asciugo meticolosamente quell'acqua entrata a far rifiorire i vecchi aloni grigi in fondo al muro. Credo che esista un'impresa di pulizia e forse avrebbero asciugato loro quel macello. Ma non si tratta di robe di condominio, non c'entra niente questo con il passare un'oretta a strizzare il mocio fino a farsi venire le galle. Prendersi cura del convento è questo, non incerare i corridoi o mettere lampade di design. Non ha del tutto a che fare con un luogo, quanto probabilmente con qualcosa dentro che può riflettersi nei luoghi. Per il momento sudo e schiaccio il pulsante dell'ascensore alternativamente con carichi pesanti e a mani vuote, così, senza fermarsi troppo, sentendo il gocciolare lungo la schiena dei liquidi persi. Salire, scendere, risalire, riscendere. In una stanza c'é profumo di vecchio atelier, ci riconosco qualcosa che mi ricorda la luce della vetrata, il signore delle lucertole e il babbo del mio gatto grasso. Nell'altra l'odore della pittura fresca ha lasciato il posto ad un sentore di lavanda e le mensole e i ripiani e lo sgabello tutti nei toni dell'oltremare aspettano di essere appesi in quel profumo tenue. Salire e scendere, salire e scendere, tutto sarà traslocato e in questo profumo di lavanda ricomincerà una storia, quella che mi hanno strappato anni fa, insieme alle radici degli alberi vivi e gementi nell'hortus conclusus.

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