venerdì 3 aprile 2009

Tuoni.


Il sole, le giornate più lunghe, Arthur. Mi sento vecchia e mi sento nuova in questo tempo che ritorna ed è diverso. Di nuovo fioriscono i tulipani portati da Amsterdam, i panni sugli stendini nel vento soleggiato e le strade si animano. Non sono più io eppure son sempre la solita, sono sempre qui ma non mi fermo. Mi trovo inutilmente bella, sprecata senza alcun desiderio, eppure viva, fottutamente. Sul lungarno gli aironi planano e accosto per ammirare le loro lievi manovre di atterraggio vicino alla pescaia. Strade, strade, strade, piazze, mercati e ponti, il mio territorio familiare e ostile, pieno di finestre che non potrò permettermi mai. E con il sole riparto, la giornata che ricomincia nel pomeriggio per raggiungere il convento.Con calma stavolta, facendosi portare, senza pensare al ritorno. E' un sacrificio, ripartire per l'altro capo della città appena messo piede a casa e in pancia uno spuntino, ma a pochi passi dalla meta ogni volta mi sento in pace, in questa strada che ho sempre fatto da sola, che è sempre stata solo mia, un nido dove soltanto chi mi ha davvero cercata e voluta è arrivato a trovarmi. Il tempo cambia, il fegato di zolfo non salta fuori, uso altro e guardo l'argento farsi scuro, a macchie nonostante le precauzioni. Piove, metto a scaldare la colla di pesce. Il cielo ingrigisce, il convento si fa triste sotto i tuoni. Le foglie di rame hanno cambiato colore e hanno aloni iridescenti. Sono bellissime, per me, macchiate dal tempo. Le foglie mangiate sono leggerissime, impalpabili e fragili. Riprendo meticolosamente gli strappi, pulisco il tavolo, cerco spazio. Il cellulare ha suonato ma senza voce e ci sono chiamate perse. Prendo un'altra cornice preparata e sistemo la scatola dell'oro. Certi lavori non li si può interrompere, bisogna restare fermi e isolarsi dall'ansia dai desideri dalle passioni dalle nostalgie, non distrarsi. Scaldo la colla ormai fredda, non tuona più, fa appena un po' freddo ed è buio. Fa strano vedere tutte le finestre spente. Non più il riverbero della tv in quelle del P******, la luce fioca nell'angolo del C*******. E anche vederle tutte è strano, perché manca la selva oscura, adesso. Cani in lontananza, silenzio, buio. La cornice oro è da scotonare ancora e non si vede più il fuori. In un modo o nell'altro tornerò a casa. Prima però devo pensare al passo stabilito. E domani la colla di coniglio sarà pronta e porterò il gesso. Tre chili, mi han detto.

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