giovedì 12 marzo 2009

Ricerche mico-logiche.

Sto pensando alla ricerca. Ricerca, che parola tronfia, che prosopopea. Ricerca di cosa? Di qualsiasi cosa, immagino. Diciamo di funghi, ad esempio. Uno si alza presto, si veste a modino, va sul posto giusto da solo o in compagnia e comincia. Compagnia o meno cerca da solo, si affida a se stesso. A quanta vista ha, a quanto gli regge il fiato, a quanto è determinato a riempirsi il paniere... E cerca. Aguzzando la vista. E tutto è una scelta. Se infrattarsi più o meno, se sfruconare il bosco, stare sul sentiero o avventurarsi nel non battuto. Il pensiero forse preso più dal momento che al paniere. Poi si ritrova con gli altri, per tornare a casa o se era solo magari li ritrova la sera a casa o magari li invita. Ecco io sto pensando che forse non ho mai avuto ben chiaro che tutto quello che è successo nel bosco non è importante se non per la persona che si è divertita a cercare. Ma a quelli che non c'erano non gliene frega mica poi nulla della radiocronaca di tutto quello che ha creduto fosse un fungo invece gli era solo sembrato, dell'impressione che gli ha fatto trovare un bufo schiacciato, se ha pestato una cacca di lupo, a quelli forse queste cose spiacevoli gli si possono risparmiare, forse meglio far sapere loro che ci si è dissetati alla sorgente, si è goduto del sole in viso, si è respirato il bosco. E soprattutto la cosa più importante sono i frutti. Offrire a chi si ha voglia un bel risotto. Il frutto buono della ricerca. Questo deve esser l'obiettivo. Ma anche scriverlo e darlo per appurato non basta, è come dire "Oh, sapeste che porcino ho visto!" Lascia proprio il tempo che trova. Però intanto provo a scriverlo, che già metterlo qui è qualcosa, lo ferma in qualche modo, questo pensierino, poi bisogna iniziare a farlo. Determinata, ma senza ansie da prestazione come al solito. Perché sto pensando che ora come ora anche volendo non ho da offrire frutti buoni, il mio paniere è vuoto ai miei occhi o forse contiene qualcosa ma non lo voglio vedere per potermi lamentare che è la cosa che so fare meglio, per quello chiacchiero tanto di quanta fatica fo nel bosco, quanto era caldo, come era ghiaccia l'acqua. Lamentarmi è il mio mestiere. Lo so fare da una vita. Che sia tempo di imparare qualcosa di nuovo? Certo, assolutamente sì. Perchè oltretutto se si riesce a offrire una vellutata di porcini ci si può anche permettere di rifiutare quando ti rifilano una sbroda di avanzi o una zuppa velenosa.

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