martedì 19 luglio 2016

Aperitivi analcolici.

Invece di preparare cena tiro fuori dal frigo un barattolo di gesso, un barattolo di colla. L'ammannitura, quanta fatica. Ricordo la estraniante bellezza di quegli oggetti in fila ad asciugare, tutti bianchi, il lavoro metodico nella piccola stanza dove poi venne montata una cabina. Appoggiare l'oggetto sul trespolo, girarlo mentre lo spruzzi, la delicata grazia di riprenderlo senza poterlo toccare, e stenderlo con gli altri. Senza sfregarlo da nessuna parte, senza che si toccassero tra loro ma non troppo distanti o lo spazio a disposizione non sarebbe stato abbastanza. Ogni oggetto poche lire, ottimizzare, lavorare a cottimo. Spruzzarli due volte o in più volte e poi una volta asciutti raschiarli. Le mani ammollo, acqua fredda e gesso, piaghe, mani lesse ghiacce e vizze. Un lavoro ingrato, il primo passo di molti altri. La perfezione dell'ammannitura determina la perfezione dell'oggetto finito. Se sbagli le dosi molto probabilmente si staccherà tutto cone una buccia morta. Se ci sono bruscoli, graffi, solchi, tutto verrà amplificato e risalteranno maggiormente sotto a una patina, o a una doratura.
L'ammannitura mi è sempre stata un po' antipatica, troppo tempo, troppa cura. E forse è un po' quello che ho fatto della mia vita. Forse ho tirato via lavorando la base e le magagne del fondo adesso risaltano seppur coperte da tanto oro.



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