mercoledì 12 dicembre 2012

Di sedie, di ruote, di antenne (e un rinforzino).



Qualche mattina fa ho preso l'autobus e come sempre guardavo fuori, cosa fanno gli abitanti di queste casette tutte identiche e cercavo di carpire usanze e consuetudini. A volte mi sorprendo a guardare chi sale senza aver fatto scendere i passeggeri e farò bene a ripensarci una volta a casa. E niente, ho intravisto una cosa ma l'autobus è ripartito per cui non ero certa di aver capito bene. Quando ci siamo stoppati alla fermata successiva, cioè tipo due minuti dopo, ho visto che avevo intuito bene e allora non so perché, ho preso il cellulare dalla tasca e ho scattato una foto. Senza pensare di pubblicarla, senza pensare che l'avrei fatta vedere a qualcuno, senza pensare e basta. La signora sulla carrozzina ha sorpassato il bus. Quella cosina che ha davanti è un bastone bianco con in cima una pallina che ruzzola. Mentre andava la pallina andava da destra a sinistra per accertare che il percorso fosse sgombro. La signora è cieca e in carrozzina. E andava sparata come le palle di foco, si direbbe dalle mie parti. Io non lo so perché ho fatto questa foto, ma lo so. E solo dopo ho pensato parole che dicono che quella sedia è preziosa e è la libertà e  invece di quattro gambe ha due ruote ed un'antenna bianca. Io non le ho mai viste sedie così, nel mio paese. Però oggi ho letto Bomprezzi e ci ho ripensato. 

Ieri sera ho scritto questo, e subito è diventato dialogo con la socia e fa un poco strano questo essere qui ma essere lì, vorrei fosse tutto uno, perché non riesco bene a scindere, a programmare, a fare una cosa sezionata perché così va fatta. Mescolo, impasto, sporco. E allo stesso modo sto facendo in queste lande britanniche come nel virtuale. Ufficio? Naaaah, io sogno un minuscolo workshop, e ascolto i gabbiani, guardo i lombrichi e avvisto i cavalli col mantellino. E mentre mi vesto di corsa fotografo l'alba, mentre la macchina corre fotografo la neve, vedo colori, squarci, sprazzi e vorrei metter tutto da qualche parte e vorrei che tutto restasse pronto all'uso. Il ritorno, un poco, mi spaventa, con quella noia e quelle oppressioni da tunnel senza fondo che qua non ho portato. O forse l'ho portato e qua devo lasciarlo, rimettere in valigia i colori del Pier, il mare, l'aria frizzante, l'odore del fritto e dello zucchero filato. Ci riuscirò a traslocare tutto questo a villa villacolle? 

3 commenti:

  1. Ma lei è una forza!
    Mi fa pensare a una scena di un fin troppo celebre film:
    https://www.youtube.com/watch?v=SYbUVLB4kVw
    (minuto 1:09)

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    1. Sfortunatamente il link al video non è più valido... sarei curiosa di sapere qual è la scena del film a cui si riferisce... grazie!

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  2. Certo che ci riuscirai a portarti dietro solo il bono! Anche a forza di scapaccioni se fosse necessario!!!
    :-)

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