domenica 10 giugno 2012

Lievi tare.


Da un sacco di tempo continuavo a pensare che forse, magari, si potrebbe... Poi una sera, in mezzo a tutto il casino di cose che non riesco mai a finire, portare avanti, gestire bene come vorrei, apro il sito e riguardo i nomi. Sì, eccoli, gli spacciatori. Ne ho due vicino casa e da mesi non mi decido. Ne trovo uno altrove. Mando una mail a tarda sera, poi dormo. E mi dimentico? No, per nulla. Aspetto. E così l'appuntamento si compie e il mio fine settimana, stressante, pieno di cose da rincorrere, passa tra un rinfresco e un folding, lievitatura e pieghe, farine e ingredienti, appretto e gomasio. Ho letto il libro, guardato video, cercato nel contempo di memorizzare i gradi di giudizio, di comporre un cv decente e una cover letter da spedire abroad, ma soprattutto ho tenuto la testa lì. Nel pane. Mi son nascosta nella maglia glutinica, per difendermi. A sera, dopo una giornata di scadenze, prove e tentativi, il profumo in cucina era ottimo, ma il risultato non proprio. Per email il mio maestro spacciatore mi ha detto ugualmente Brava e tirato su il morale raccontandomi che il suo primo pane non si poteva tagliare tanto era duro. Il mio non era duro, era soltanto parecchio pesante. Un peso specifico tale da riportarmi alla mente il bulacco di mercurio che mi dette in mano il professore. Ecco, esattamente lo stesso. Retrogusto acido, troppo. Mascherato con un filo di miele, ho stoicamente fatto colazione con la creatura. Poi senza pensare a cosa potevo aver sbagliato di preciso ho ripreso la pastamadre e ho ricominciato da capo. Era più appiccicosa, era molto meno caldo. Ho sfogliato il libro, poi mi son detta: ho le mani, basta teoria, prassi. Rinfresco, palletta, riposati. E poi due terzi di farina integrale, un terzo manitoba. Accidentaccio ho sbagliato ho messo il sale e invece andava dopo! Pazienza, prossima volta imparo. Quante ore? A occhio, fammi provare, mi sa che se questi matti la loro pastamadre la chiamano per nome un motivo ci sarà. Allora su, parlami, sei pronta? Che vuoi? Più acqua? Meno acqua? Tò, mettiti qui buonina che devo studiare diritto. Come stai, hai mangiato? Fai sentire. Palpatina, annusatina. Sì, via facciamo una palletta. Vuoi il lenzuolino? Guarda, ti metto qua da sola così nessuno ti viene a disturbare. E invece di guardare il libro e l'orologio ho provato a regolarmi sulla giornata uggiosa, sull'elasticità, sul tatto. Poi ho dato il tempo allungandolo un poco, ho infornato, sono andata a farmi una birretta aperitivo improvvisata. Quando sono tornata il pane era lì, pizzutello e ben dorato, profumato, soffice e saporito. Far da mangiare direi che mi piace, nei limiti, e l'ho sempre fatto. Torte salate e verdure varie, zuppe di legumi e vellutate. Sì, tutto bene, mi piace. Il pane, forse, è altro. Ho desiderato averne almeno dieci di quelle pagnotte e poterle portare in tanti posti, vicini e meno vicini, nel tempo e nello spazio. Deve esserci un significato del pane, o è stata la magia della pastamadre. Ovviamente avrei voluto averne tanto così buono anche perché lo so che è stata una gran botta di puroculo e la prossima volta sarà portoro o peperino. Però appena posso io ci riprovo, e intanto canticchio. 



Fabio KoRyu Calabrò

6 commenti:

  1. bellissimo!
    spaccio anch'io!
    avevo scritto anche io un post tempo fa sulla mia prima pagnottina anemica anemica...
    http://allafinearrivamamma.blogspot.it/2012/02/per-il-pane-con-i-denti.html

    RispondiElimina
  2. il pane e' una creatura delicata, eppure il suo profumo caldo alla nascita puo' regalare sensazioni strane...per me il ricordo di quando mia nonna lo faceva, nel forno a legna che avevamo (ed a dire il vero abbiamo ancora, ma nessuno l'ha piu' acceso da quando lei e' morta) su a Cortona...

    RispondiElimina
  3. Io ci sto pensando, a lungo, ma so che questa riflessione mi porterà a contattare la spacciatrice della mia città e a cominciare. La settimana scorsa sono andata ad un incontro sulla pasta madre, da cui sono uscita ancora una volta più convinta che bisogna tentare. E presto lo farò.
    Intanto complimenti per la tua e per il tuo pane, buona impastata.

    RispondiElimina
  4. NOn sapevo fosse così difficile panificare. Non sembra roba per me, dunque. troppa pazienza, troppi tentativi, troppa disciplina... Ma tu goditela: te la sei meritata la pagnotta!

    RispondiElimina