giovedì 15 marzo 2012

Stelle.






Avrei voluto scriverne. Sì, meritava una gran bella recensione lo spettacolo della Nanni al Cestello. In rete se ne trovano, e son tutte belle. Anche la sua parte ne Il Dubbio è stata potente, una sola uscita e applauso a scena aperta, lacrime e mocci. Mica cotiche. Se lì mi ha trascinato, al Cestello è stato travolgente. Che mi son vista lo spettacolo confondendo tutti i livelli e mescolando così tanto i piani che mi è venuta la febbre. A me. Manco dovessi salire io a sfidare il pubblico. Lei è stata grande. I cinque personaggi tratteggiati con pochi accessori: un paio d'occhiali un berretto una parrucca. Tutto il resto affidato alla voce, agli accenti, al corpo. Il palcoscenico vuoto, che lei ha animato spostando di volta in volta uno sgabello, un carrello, un alberello, (tutte rime trovo) è stato lo spazio che andava dal parcheggio di una grande azienda agli uffici dentro i quali si consuma nello specifico la tragedia su cui è focalizzato il pezzo ma in generale la vita di chi viene stritolato dal mercato. Lo spettacolo è stato bellissimo e Gaia strepitosa in questa prima prova da sola. Ci ha fatto ridere, e piangere, con questa storia di disperazione e tenerezza, con questi personaggi che sopravvivono ognuno a modo proprio. Chi vestendosi Dolce e Gabbana, chi chattando con sconosciuti, chi cantando canzonette, chi cercando un rapporto umano pulito o sperando in un futuro migliore per suo figlio. Precarietà. A spettacolo finito la Nanni è uscita sul palco, uscita dai personaggi, e ha fatto vedere per un attimo tutta se stessa. Poche parole, ma precise. Perchè di certe cose si deve parlare, il teatro deve essere anche impegno civile. Quasi roba d'altri tempi, Nanni. E in quella voce emozionata, nel suo sedersi scomposta e un po' ingobbita sono affogati tutti i miei propositi di recensire con freddezza. Perchè mi manca il filtro e vedo altro. Perchè Manuelo sedeva nella mia cucina già tanti anni fa. Ma soprattutto perchè due anni fa con quella donna lì, proprio quella lì sopra, ci siamo promesse rivoluzioni come girandole impazzite. E abbiamo tenuto fede, ognuna nel suo vento personale. Io ogni giorno butto un occhio al comodino al mattino o prima di dormire e mi dico che sono proprio fortunata. Che quella pistola puntata contro è una soddisfazione. Che in quello spettacolo si racconta anche di quelle due all'ultimo banco, che non si sono perse in vuoti e nebbie, ma hanno costruito. Poi mi ritrovo a brunire una cornice di quattro metri e lei appare con il caffé, si siede lì accanto sullo sgabello in mezzo al caos e si invaghisce di una seggiolina di carta. Da settimana prossima lavoreremo insieme. Anche a scriverlo non mi sembra vero.

4 commenti:

  1. ecco il mio nuovo confine. un post dove passa il bene per i vecchi amici. bene antiretorico e fortissimo.

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  2. ma alla fine, ne hai scritto eccome! E cos'è questa se non una bella recensione (e anche molto di più)..
    Mik

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  3. Bella recensione, ma bellissimo il finale, veramente,da fare bene al cuore di tutti gli amici del mondo.
    Un saluto cordiale come sempre.

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